Lo ammetto, la prima cosa che ho fatto prima di cominciare a leggere questo libro è stata cercare su Google il significato di Müchela, e ho scoperto che in dialetto milanese significa “smettila”. E infatti la storia è ambientata nella Bassa Milanese, periferia meridionale della città lombarda.
“Non ne parlo a casa. Non so se per pudore o semplice consapevolezza del fatto che siamo realmente diversi; in modo tangibile, dico. Non alla maniera del razzismo caciarone o megafonato delle piazze, no. A me, per il fatto che fossi terrone, mi stavano proprio per menare”.
Vincenzo Trama racconta magistralmente tutto questo, e lo fa colorando il testo con un velo di nostalgia e malinconia che ripercorre ogni singola parola che compare sulla pagina. Perché questo viaggio a ritroso nel tempo prende il via dal ritorno di Mirko in quella terra che era stata teatro della sua infanzia, e la scintilla è l’incontro con la sua vecchia banda di amici in occasione di un funerale.
“Ripenso al sole, all’erba, alle risate, alle botte. Alle sigarette, agli sguardi, alle nebbie fitte e alle piogge. Alle sgommate in bici, ai gelati, ai batticuori e al tempo lento. Cosa ne è di noi quando cresciamo, se non un momento che nel nostro cervello avrà sempre le sembianze di un ricordo spensierato?”.
Müchela, Iena è un libro dalla narrazione calda, vivida, reale, che permette al lettore di correre in bicicletta con questi ragazzi, di seguirli nei loro assalti, per conoscere i loro pensieri, le loro idee, ma soprattutto i loro sogni che, sebbene impolverati e impastati dal fango della periferia, sono pur sempre sogni di adolescenti.
“Müchela, Iena” di Vincenzo Trama, edizioni Spartaco. Libri in Pillole.