Un libro tra le mani

“La casa delle madri” di Daniele Petruccioli, recensione: Un libro tra le mani

“LA CASA DELLE MADRI  di Daniele Petruccioli è un libro di cui vorrei dire tante cose, però già so che non sarà semplice parlarne, in quanto è stata una lettura che mi ha diviso in due: mi è piaciuta tantissimo e sono stata quasi sul punto di abbandonarla.

Possibile?
Sì, lo è.

Daniele Petruccioli scrive magnificamente, ha una prosa ricca, articolata, elegante, una grande padronanza delle parole, sa come usarle e come renderle “musica”; ha raccontato una storia bella, una storia famigliare dolente e forte, in cui il valore della famiglia somiglia più a un dis-valore, dove i risentimenti, le rivalità, i dolori e le tensioni solcano il terreno come fossero binari, e proprio come i binari, i due protagonisti della storia, saranno eternamente paralleli.

Elia ed Ernesto sono gemelli: il primo è sano, il secondo è malato.
Questa disuguaglianza porterà ad un graduale allontanamento, tra loro, ed anche tra i loro genitori, Sarabanda e Speedy, giovani irrequieti e anticonformisti, che vivranno la malattia del figlio in modo diverso.
Tutto si sgretolerà.
E Petruccioli ce ne consegna i pezzi…

La colpa, vista e vissuta da ogni angolazione e prospettiva, sarà sempre presente in ognuno di loro e prenderà forme e sembianze imprevedibili.

Casa, custode della tragedia

La casa delle madri

La casa, in tutto questo scenario, assume il ruolo di custode della tragedia: i muri, i pavimenti, i soffitti, assorbiranno e tratterranno i loro dolori, la rabbia, la paura, la sofferenza, la morte, anche quando loro non ci saranno più, e non saranno disposti a cedere il posto ai nuovi venuti, con la loro tragedia ancora tutta da vivere e consumare.

Perché allora, alla luce di tutta questa bellezza, ho arrancato nella lettura, rischiando quasi di non portarla a termine?
Perché è vero che la scrittura è densa, lucida e potente, è vero che l’autore plasma le frasi come un bravo artigiano della parola, ma è anche vero che ci sono stati, per me (e parlo proprio per il mio personalissimo gusto letterario, non in maniera oggettiva), due grandi difetti che mi hanno affaticata e a volte annoiata: le lunghe, lunghissime, troppo frequenti e spesso ripetitive parentesi, tanto da essere spesso obbligata a tornare indietro per riprendere il filo della frase, e la totale mancanza del discorso diretto.
Quanto mi sono mancati i dialoghi!
I dialoghi, per me, sono il cuore dei protagonisti, attraverso di essi io riesco a immaginarmi il colore delle loro voci, le vibrazioni che emanano, e di conseguenza le emozioni.
Mi sono sentita derubata della sfera più emozionale della storia, non mi ha permesso di “entrarci” come avrei voluto, di sentirli come se fossi lì con loro.

Aspetto il prossimo, magari con meno parentesi e più virgolette basse doppie!!!

“La casa delle madri” di Daniele Petruccioli, TerraRossa edizioni. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio