Libri in pillole

“Mia madre aveva una cinquecento gialla” di Enrica Ferrara: recensione libro

C’è un’immagine che puntualmente mi viene in mente quando qualcuno pronuncia la frase “anni ’80”: i colori caldi, caldissimi, delle fotografie che all’epoca venivano stampate su carta, istantanee nitide ma con quell’immancabile patina opaca che oggigiorno ci permette di catalogarle come vintage. Sono tremendamente affascinato da quel tipo di foto, perché mi ricordano gli anni indefiniti della mia infanzia.

Ecco, se penso a una caratteristica degli anni ’80 forse è proprio questa: anni indefiniti, incompleti, mancanti di vari pezzi. Personalmente, perché ero piccolo e non ho memoria completa di ciò che accadde, a livello sociopolitico, invece, perché la storia venne manipolata, modellata, omessa, parzialmente nascosta, per interessi personali, politici, storici.

Furono gli anni dei democristiani, dei brigatisti, delle mafie e dei terroristi, anni in cui tutto era sfumato, confuso, poco chiaro, avvolto da un continuo mistero, perché così doveva essere affinché chi stava ai vertici potesse esercitare liberamente le sue volontà.

Enrica Ferrara, con Mia madre aveva una cinquecento gialla, suo romanzo d’esordio, ci riporta proprio in quel periodo, filtrato però dagli occhi di una bambina di dieci anni, che assiste alla fuga del padre, politico democristiano, costretto ad abbandonare la famiglia per salvarsi dalle accuse di tangenti. E cominciano esattamente qui le indagini di Gina, figlia costretta a scavalcare i muri delle parole sconosciute come latitante, brigatisti, terroristi per capire cosa si nasconda dietro l’abbandono del padre, che si interroga sulla presunta innocenza o colpevolezza del genitore e che, benché ancora adolescente, si ritroverà a fare i conti con una società che si regge su storture indecifrabili anche per i più grandi. Che relazione c’è tra Stato, partiti politici, brigatisti e cammoristi? Perché la politica è dotata di un braccio armato?

Queste e altre domande continuano a gravitare nella testa di Gina che, insieme alla madre e alla sorella Betta, tenta di decifrare quale sarà il futuro del loro “Papaone”.

“Così mi rassicurai le poche volte in cui ebbi pietà per la mia povera mamma alta e forte che andava in giro con la Cinquecento gialla nel traffico di Napoli, lamentandosi del costo dell’assicurazione e della tassa di circolazione. Diceva che sarebbe stata colpa di quello sciagurato di mio madre se avesse dovuto vendere la bella Cinquecentina, l’unico baluardo di indipendenza rimasto”.

Mia madre aveva una cinquecento gialla di Enrica Ferrara è un libro scritto con una prosa fluida e lineare, che si lascia leggere piacevolmente e che, malgrado la narrazione sia costruita dal punto di vista di una bambina, non semplifica la storia, anzi, va a scavare proprio lì dove mistero e omertà hanno reso quasi impossibile capire i meccanismi perversi che negli anni ’80 costituivano il motore principale su cui camminava la società italiana: corruzione, collusione, interessi, mafie.

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“Mia madre aveva una cinquecento gialla” di Enrica Ferrara, edizioni Fazi. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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