Un libro tra le mani

“Città sommersa” di Marta Barone: recensione libro

“Partecipazione a banda armata”.
Vederlo scritto, nero su bianco, quando si tratta di tuo padre, quel padre che non hai mai sentito veramente vicino, del quale riconoscevi tutte le maschere indossate a seconda dell’interlocutore, e di cui ti accorgi, improvvisamente, di non sapere quasi nulla della sua vita prima di te…
Beh, trovarsi fra le mani, dopo la sua morte, le carte del suo processo, ti fa sentire catapultata in un universo distante, troppo distante da quell’uomo che tante volte ti è parso fragile, indifeso, perso nei suoi pensieri.

“Del resto non saprò mai niente. Non saprò mai quando scoprì i libri, se aveva un posto segreto dove rifugiarsi a fantasticare e a leggere da solo, se sognava di vedere l’America o la giungla, chi fu il suo primo amore e il suo migliore amico, se ebbe un insegnante speciale, di quelli che cambiano un’esistenza, di cosa parlava con i suoi fratelli e le sue sorelle, cosa gli diede dolore e cosa gioia, quali leggende e quali sirene abitarono la sua immaginazione, come si innamorò perdutamente del greco, perché decise di dimenticare, che cosa infine lo rese diverso da tutti gli altri…”

Marta Barone lo sa bene, cosa si prova a non sapere.
Conosce il senso di smarrimento di fronte alla domanda interiore: “chi era davvero mio padre?”
C’è “Leonardo“, il papà, con tutte le sue manchevolezze, ma comunque intimo e conosciuto, e poi c’è “il Barone” o “L.B.” dei carteggi del tribunale, figura enigmatica, sconosciuta, l’essenza segreta di un uomo inafferrabile.

“Io che avevo sempre creduto non solo di ricordare quasi tutto, ma anche di aver capito – di possedere – quello che ricordavo, all’improvviso mi trovavo smarrita di fronte al ricordo.”

Camminare dentro nuove verità 

L’autrice ha dovuto imparare a camminare e vivere dentro nuove verità, a conoscere per la prima volta un ragazzo pieno di ideali, pronto a combattere per quello in cui aveva sempre creduto, per il suo senso di giustizia, un ragazzo capace di ammaliare chiunque lo sentisse parlare.
Città sommersaCosì Marta inizia un accuratissimo lavoro di ricerca, attraverso i racconti delle persone che lo avevano conosciuto, frequentato e amato negli anni della sua attività politica, attraverso gli articoli di giornale, vecchie fotografie…
Si è trovata a cercarlo dove non credeva neanche fosse mai stato, per imparare a conoscerlo e per rendergli giustizia.

Libro difficile da definire, complesso, un po’ memoir, un po’ (molto) indagine storico/politica, un po’ scavo psicologico, una riflessione sul passato e sulla memoria, su quello che crediamo di sapere e su quello che invece è.
Un romanzo sulla vita, e sulla morte.
Ho amato molto il risvolto psicologico del rapporto tra padre e figlia, il desiderio di colmare i vuoti, meno il resoconto di tutte le vicende politiche che hanno contrassegnato quegli anni…ma solo per un mio limite e gusto personale.

Ricostruire la storia del padre per ritrovare se stessa

Il libro esiste perché l’uomo non c’è più.
Aver ricostruito la sua storia, la sua vita, ha significato per Marta Barone, prendere possesso della sua, che credeva, a torto, di conoscere già.

“Ma più che senso di colpa, quello che provo è altro. Una singolare nostalgia: più che del passato, di cose mai successe, di cose non ancora successe, di cose che forse avrebbero potuto succedere.
Una nostalgia al futuro anteriore.
Una nostalgia del non-più-possibile.
Forse un giorno saremmo riusciti a parlarci. Forse, almeno una volta, avrei potuto fargli una carezza.”

“Città sommersa” di Marta Barone Bompiani editore. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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