Immaginate di essere in aeroporto in attesa del vostro volo. Immaginate che mentre siete intenti a leggere un libro si sieda accanto a voi uno sconosciuto con una tremenda voglia di parlare. Non lo conoscete, no, eppure la sua insistenza e loquacità riescono a fare breccia nel vostro muro di stupore misto a fastidio, obbligandovi a intavolare un dialogo con lui.
Dagli altoparlanti arriva la comunicazione che il volo tarderà la partenza. Siete doppiamente irritati, l’uomo è ancora lì che vi parla: vorreste che se ne vada e vi lasci in pace, ma vi rendete conto che allontanarlo è impossibile. Siete obbligati a capitolare e ad ascoltarlo: perché non esiste alternativa.
«”Le insegnerò un grande principio, Jérôme Angust. C’è un solo sistema legale di farmi tacere: è parlare. Non se lo dimentichi. Questo potrebbe salvarla”.
“Ma salvarmi da cosa?”.
“Lo vedrà”».
“Credo nel nemico perché tutti i giorni e tutte le notti lo incontro sul mio cammino. Il nemico è quello che dall’interno distrugge tutto ciò che vale. È quello che ti mostra il disfacimento insito in ogni realtà. È quello che ti rivela la tua bassezza e quella dei tuoi amici. È quello che, in un giorno perfetto, troverà un’ottima ragione per torturarti. È quello che ti ispirerà il disgusto di te stesso. È quello che, quando scorgi il viso celeste di una sconosciuta, ti rivelerà la morte contenuta in tanta bellezza”.
E ci ritroviamo, dunque, davanti a un fitto dialogo che finisce per indagare sull’uomo, sui suoi comportamenti, sulle false apparenze, sulla percezione e negazione della realtà, sintetizzata in modo assolutamente parziale dall’essere umano, sempre troppo concentrato a costruire attorno a sé un castello di spiegazioni che corroborino le sue azioni, evitando di giungere a rivelazioni scomode e dolorose.
“Per fortuna la maggior parte delle persone ha trovato il rimedio: non pensa. Perché pensare? Lasciano pensare quelli che lo fanno per mestiere: i filosofi, i poeti. È molto pratico, tanto più che non occorre tenere conto delle loro conclusioni. Per cui, uno splendido filosofo di tre secoli fa può ben dire che l’Io è detestabile, o un poeta sommo di cent’anni dichiarare che l’Io è l’altro: è divertente, serve a fare conversazione nei salotti, senza che intacchi neppure lontanamente la nostra confortante certezza: io sono io, tu sei tu e ognuno fa per sé”.
Cosmetica del nemico è un libro breve, da leggere tutto d’un fiato, che incolla alle pagine grazie alla raffinata abilità della Nothomb che dimostra di saper dominare egregiamente la scrittura anche a livello strategico, creando un climax di tensione che si risolve solamente in un sorprendente, seppur inevitabile, finale.
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“Cosmetica del nemico” di Amélie Nothomb, edizioni Voland. Libri in Pillole.