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“Bastarde disperate” di Dahlia de la Cerda: recensione libro

Bastarde Disperate di Dahlia de la Cerda è una serie di racconti crudi, destabilizzanti e polifonici collegati tra loro grazie al gioco stilistico che ci mostra i personaggi sia come protagonisti che come comparse in altre storie.

Il tema centrale è l’efferata violenza che attanaglia il Messico e che vede, in particolare, le donne vittime, ed in rari casi carnefici, di abusi, stupri, sopraffazione, sfruttamento fino all’estremo estremi culmine con l’assassinio. Tredici racconti sviluppati in contesti sociali differenti ed eterogenei costruiti con storie di sangue, di violenza, di rabbia, di stregoneria, di povertà, di fanatismo religioso e di profonde diseguaglianze.  

[…] “Della faccenda estetica me ne sono occupata: a ventidue anni ho già all’attivo un fottio di operazioni chirurgiche. Tutto quello che vedi è operato perché è chiaro che a me i soldi non mancano. Ha pagato tutto il mio fidanzato. Siamo stati a Dubai, in Francia, Egitto, Canada, Giappone e altri cinquanta paesi che ormai non ricordo. Trovi le mie foto su Instagram. Sempre in prima classe, a fare shopping, con eccesso di lusso. Il mio fidanzato è uno splendido. L’unica cosa che non mi ha dato, e che per me era la più importante, è la testa di quel figlio di puttana che ha ucciso la mia amica.” […]

In conclusione Bastarde disperate è un’antologia straziante scritta con linguaggio di strada in cui si incrociano una serie di slang polifonici con variazioni idiomatiche a seconda della collocazione geografica: linguaggi violenti, vendicativi, crudi ed incandescenti, il tutto caratterizzato, tuttavia, da un marcato e macabro umorismo che è a tutti gli effetti una sorta di fil rouge con un certo tipo di letteratura messicana del secondo Novecento. Tra i migliori libri degli ultimi anni.

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“Bastarde disperate” di Dahlia de la Cerda, edizioni Solferino. Latinoamericana.

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