Era il 28 Ottobre del 1976 quando l’avvocata attivista Marta Taboada, madre dell’autrice, veniva sequestrata, torturata, uccisa e sepolta in una fossa comune dai militari fedeli alla dittatura del generale Videla divenendo da quel momento una desaparecida fino al settembre del 2010 a seguito del ritrovamento e dell’identificazione dei resti ossei.
[…] “Avrebbe dovuto insegnarmi come ci si separa. Avrebbe dovuto allontanarmi un po’ da sé invece di farmi spazio nel suo petto dove nascondevo la testa per fingermi cieca davanti a tutto quello che mi offrivano… Avrebbe dovuto dirmi che tutto ciò non poteva durare per sempre. Avrebbe dovuto prepararmi a sopravvivere nella landa desolata dove fluttuava la polvere delle gioie e delle lotte del popolo latinoamericano” […].
Un romanzo tragico, straziante e drammatico ma capace, al tempo stesso di regalare gioia, solenne e struggente in cui l’autrice non cerca mai il rifugio dietro il facile pietismo, privo di retorica ci ricorda l’importanza della memoria di un popolo in cui convergono anche “piccole” storie famigliari. Una lettura indimenticabile e squassante che ti trascina nel buio profondo del dolore con lo scopo di regalarti una carezza fatta di poetici attimi, preludio di quel sentimento senza limiti che chiamiamo Amore.
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“Aparecida” di Marta Dillon, edizioni Gran Vía. Latinoamericana.