Prendersi la vita altrui, un pezzetto alla volta, è da delinquenti. Finire nelle mani di qualcuno che vuole fare il padrone a casa tua significa essere inghiottiti dal buio della disperazione. Senti di avere le mani legate e abbassi la testa per evitare che ti venga chiusa anche la bocca, per sempre. Quando la malavita ti viene a cercare, pur essendo un onesto e serio cittadino, in un attimo si impossessa dei tuoi pensieri.
Sudi freddo e butti sangue per gli improperi scabrosi che partorisci, è come se prendessi forza dalle parolacce che sputi. Veleno e paura. Vorresti prenderti a pugni, sparire, per scappare dall’incubo che si è insinuato nella tua esistenza. Denunciare è la cosa giusta da fare. Vivere nell’ansia a tutte le ore che possa succedere qualcosa di pericoloso, di irreparabile, a te o alla tua famiglia è un’agitazione che mette a soqquadro la mente. Per istinto pensi di non dover mai raccontare nulla di ciò che ti è calato addosso come cemento, la paura ti blocca la lingua. Sai, però, che rassegnarsi al silenzio può rendere più complicata l’uscita verso la salvezza. Allora, dosi le parole, lanci messaggi e camuffi richieste d’aiuto in alterazioni del carattere che si è preso la parte brutta di te sventolandolo quasi fosse la bandiera dei pirati da cui si deve stare alla larga e attenti. La speranza, in questi casi, di invertire rotta è data dalla consapevolezza di raccontare la verità a chi ne conosce le varie sfumature. Rimestare le brutture della vita significa anche trovare delle fessure capaci a contenerci per trovare la luce, il risveglio della salvezza.
In Rosanero di Maria Tronca diventi la voce di Calogero Mancuso, un criminale mafioso, che non ha più suono per gli altri tranne per una bambina, Rosellina Restivo. Lei ha nove anni quando un giorno cade da un’altalena e perde i sensi. Il suo risveglio è strano e la verità ancora più sconcertante. Siamo a Palermo e i tentacoli della mafia si allungano in vista di affari, di potere, da conquistare e mantenere. Qualcuno vuole fare il capo, diventare boss. Ha sì la cattiveria nelle vene, ma manca di carisma e di lucidità. La voce di Calogero ha ancora il suo peso, nonostante tutto. E tutto il resto ha l’incubo della paura. La forza della lealtà, del coraggio, passano anche attraverso sentimenti lasciati in umido troppo a lungo perché i segreti non facessero riaffiorare mancanze e silenzi.
Il romanzo è bellissimo. La penna di Maria Tronca è meravigliosa, la sua scrittura ti catapulta nella storia come se la vivessi davvero. Guardi e vedi come i personaggi del libro, fiati e respiri, annaspi e ti infervori come loro perché finisci dentro al racconto spinto dalla forza espressiva della scrittrice. La narrazione è pazzesca, non solo per come si presenta. Sembra una storia impossibile, eppure tutto può accadere. Il dialettismo, tipico dell’autrice nei suoi romanzi, offre maggiore carattere alla prosa. Da Rosanero ne è stato realizzato un film che andrà in onda prossimamente su Sky Cinema.
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“Rosanero” di Maria Tronca, edizioni Baldini & Castoldi. Dream Book.