Le malazioni portano conseguenze drastiche. A volte gli esiti non sono immediati, si rivelano con il tempo. Ed è anche peggio perché possono armare la vendetta e sistemare questioni in modo spiacevole. Sono difficili da contenere le malazioni, lasciano cadere ogni possibile sospetto.
Anche le ipotesi più fantasiose pesano sul capo di chi cerca di occultare colpe nella disperata consapevolezza di dover trovare una via d’uscita a ciò che la mente più becera ha ordito. Si può arrivare ad una soluzione, ma gira e rigira i conti non tornano. Quelli che gravano sulla coscienza, poi, non sono neanche la minima parte della somma di tutte le nefandezze commesse. Non avanza nulla di ciò che si sarebbe potuto evitare, neanche l’odio sputato contro chi è stato un nemico. Alla fine di tutto si pensa a salvarsi, per uscire vivi dall’inferno. Il dolore senza speranza è più fitto di quello si appella alla salvezza. L’incognita del dopo fa perdere terreno sotto i piedi se quei conti finiscono nello spazio del niente. E l’anima non si può regolare ai propri comodi come fosse un orologio da aggiustare, segue un suo percorso che nulla ha a che fare con l’imposizione di dover fare finta di niente. Essa ha memoria, ti ricorda le malazioni e ti tormenta, se hai coscienza. In Gli uomini nascosti di Vincenzo Cundari entri nella paura di molta gente che, a guerra finita, la seconda Guerra Mondiale, si guarda ancora le spalle. Con il fascismo sconfitto, una frangia nazista vuole eliminare il capitano Antelmi, un agente della polizia segreta fascista. L’uomo si rifugia dove può e dove trova appoggio sicuro per poi, dopo la fuga, rimettersi in viaggio verso la Germania perché lì ha un conto in sospeso. Il romanzo è bellissimo. La narrazione è vorticosa, lo stile è efficace. Il libro è scritto molto bene, non presenta inciampi di sorta.
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“Gli uomini nascosti” di Vincenzo Cundari, Paesi Edizioni. Dream Book.