Ho letto in ventiquattro ore PIÙ ALTO DEL MARE di Francesca Melandri (Rizzoli) pescato dalla mia libreria del mare, tante quante quelle trascorse da Luisa e Paolo nel carcere di massima sicurezza sull’Isola (Asinara) nel 1979, bloccati dal maestrale impietoso e impetuoso.
I protagonisti
Lei, contadina forte e solida, è in visita al marito, pluriomicida.
Lui, ex professore di filosofia che nei sospiri trattenuti mette tutto il suo dolore: il figlio terrorista si è macchiato di molti crimini in nome della Rivoluzione.
La storia: restare bloccati sull’Isola
Non si tratta ovviamente di una vacanza, anche se la presenza del mare, e del sole, e del profumo speziato si sente forte senza consolare il loro lutto privato.
Lutto che li accomuna anche nella impossibilità di ottenere una pietà pubblica.
Luisa e Paolo si trovano nelle dita strette delle loro mani che si sostengono. Si trovano ed era inimmaginabile per entrambi.
I temi
Un romanzo che in modo lieve e incisivo affronta il tema delle carceri con quelli del crimine, della bestialità umana, del terrorismo, ma anche delle relazioni, della compassione, del dolore.
Leggerlo è stato un dono.
“Perché se vuoi tenere qualcuno veramente separato dal resto del mondo, non c’è muro più alto del mare”.
Condivido le parole di Ermanno Paccagnini, giurato nella 50ma edizione del Premio Campiello che premiò questo romanzo nella cinquina:
“Un tema forte, uno sguardo insieme intenso e discreto e una scrittura nitida, delicata e pudica”.
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“Più alto del mare” di Francesca Melandri, Rizzoli. A Garamond Type.