Quarantadue versioni e sedici anni: tanto è stato l’impegno profuso da Roberto Cotroneo in LA CERIMONIA DELL’ADDIO, libro perturbante e ricco e colto.
L’attesa come postura
Nel 1976 in una città di provincia Amos e Anna sono due librai, sono sposati, hanno due bambine e una cerchia ristretta di amici. Una domenica mattina Amos recita una poesia a memoria e dopo un attimo si smarrisce, dimentica tutto solo per un attimo. Questo episodio preoccupante li porta a Roma per consultare uno specialista e nell’attesa della visita Amos insiste per andare da solo a Trinità dei Monti. Ma poi sparisce. Le sue ultime parole ad Anna che vuole accompagnarlo sono: «Non voglio, non c’è bisogno.»
Da lì parte l’attesa del suo ritorno, un’attesa che calcifica Anna in una postura, la blocca perché pensa che «se smetto di aspettarlo lui davvero morirà, se non penso ogni giorno che lui c’è, lui non tornerà», sempre domandandosi quando lui se n’è andato davvero, quel giorno o già da prima. Perché forse «l’abbandono non è un atto. È un divenire.» Fino alla cerimonia dell’addio, quando tutto il tempo si ritira dal sangue di Anna.
Anna
Amos torna o non torna, questo non è importante (e si scopre ovviamente solo leggendo il libro, non sta a me rivelarlo). Il focus è su Anna, che racconta in prima persona, Anna che è Penelope, è Orfeo, è Cotroneo stesso.
I temi e la metanarrazione
Segreti, sofferenza, dolore, solitudine, rimpianto serpeggiano in ogni riga, tirandoci dentro una storia che potrebbe essere la nostra, noi che tutti sperimentiamo il lutto prima o poi. Non riesco a contare la quantità di frasi sottolineate, le riflessioni che mi hanno letteralmente stesa, i riferimenti letterari che invogliano a leggere altri libri.
Questo «testo è romanzo e confessione, fragilità e smarrimento, forza e consapevolezza». Lo rivela l’autore stesso, in una metanarrazione spiazzante quanto necessaria, nella quale racconta anche di sé e dei suoi personaggi.
Il passato dove «quelli che ami non muoiono»
Cotroneo dedica questo romanzo a sua moglie Federica, morta il 14 agosto 2022, che non ha fatto in tempo a leggerlo nella sua compiutezza. Questo lutto si sparge tra le pagine e dà loro forza. Il perché lo ha scritto e chiarito da lui stesso: «Ho scritto questo romanzo per dire cosa ho perso: pezzi di memoria, frammenti di vita, ricordi non miei che andranno smarriti, perché vanno perduti i ricordi di tutti». Forse, però, qualcosa del passato resta sempre, il passato dove «quelli che ami non muoiono».
Bellissimo.
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“La cerimonia dell’addio” di Roberto Cotroneo, Mondadori. A Garamond Type.