Il 6 marzo Gabriel García Márquez avrebbe compiuto 97 anni e non so se sarebbe stato contento del regalo di compleanno: in contemporanea mondiale è uscito postumo il suo romanzo breve CI VEDIAMO IN AGOSTO, quello che lui in vita non volle pubblicare.
Dal canto mio, sono felice di averlo letto tutto d’un fiato proprio quel giorno, mi è sembrato di doverlo all’autore del più bell’incipit della storia della letteratura, almeno secondo me (quello di CENT’ANNI DI SOLITUDINE).
Perché pubblicare CI VEDIAMO IN AGOSTO?
Allora perché è stato pubblicato? Rodrigo e Gonzalo García Barcha, figli di Gabriel García Márquez, dichiarano nel Prologo: «Con un atto di tradimento, abbiamo deciso di anteporre il piacere dei suoi lettori a tutte le altre considerazioni. Se loro lo apprezzeranno, è possibile che Gabo ci perdoni. Noi ci contiamo».
Non voglio pensare (economicamente…) male di questa operazione curata da Cristóbal Pera, editor storico di Gabo, che in una nota al fondo del libro dà la sua spiegazione. Da lettrice posso solo dire di essere soprattutto intenerita dalla lettura di queste pagine delicate, ultimate nel 2004 quando era già affetto da demenza senile e delle quali sessantotto sono inedite, dalla firma anastatica “Gabriel” e dalle quattro pagine in facsimile con tutte le correzioni dello scrittore.
La trama
Ogni estate, il 16 agosto, da ventotto anni Ana Magdalena Bach torna sull’isola caraibica dove è sepolta sua madre per deporre sulla sua tomba un mazzo di gladioli e raccontarle dell’anno trascorso, del suo più che ventennale matrimonio, ponendole domande alle quali, «per la perfetta identificazione che sussisteva tra lei e sua madre», troverà poi risposta come per magia.
«Finalmente affrontò lo specchio con il suo volto di madre autunnale. La pelle senza traccia di cosmetici aveva il colore e la grana della melassa, e gli occhi di topazio erano stupendi con le loro scure palpebre portoghesi. Si triturò a fondo, si giudicò senza pietà, e si trovò quasi bella come si sentiva». (Questa la descrizione di Ana).
Un pellegrinaggio rituale e consolidato, con un libro diverso da leggere ad accompagnarla: Ana si ferma sempre una notte e riparte con il traghetto il giorno dopo. Una di queste notti però qualcosa cambia: un rapporto trasgressivo ma svilente perché mercificato da un Lui incontrato per caso diventa il punto di svolta della sua vita, che cambia per sempre. Da allora ogni anno, il 16 di agosto, cerca una nuova avventura di una notte con uno sconosciuto, per vedersi diversa, emanciparsi e andare oltre la repressione vissuta fin lì. La solitudine è però in agguato.
I temi
In CI VEDIAMO IN AGOSTO vi sono fugaci tratti del talento di Gabo, su tutti il finale, che un po’ spiazza interrogando. L’amore è il tema dominante, come in tutta la sua opera. La solitudine, il destino, la musica, la prostituzione, il tempo, la superstizione completano il quadro. Ma anche la femminilità, la libertà, la sensualità matura, i rimpianti, la possibilità di spezzare la routine occhieggiano.
Serviva davvero questo libro? Forse no. Ma per me un pochino sì.
«I cambiamenti non erano del mondo ma di lei stessa, che era sempre andata per la vita senza guardarla, e solo quell’anno al ritorno dall’isola aveva iniziato a vederla con gli occhi della lezione appresa.»
(a cura di Cristobál Pera – traduzione di Bruno Arpaia)
Vieni a parlare di libri con tutti noi, nel gruppo di Facebook The BookAdvisor
“Ci vediamo in agosto” di Gabriel García Márquez, Mondadori. A Garamond Type.