Inizio IO, TE, L’AMORE di Stefania Andreoli e a riga 3 ho la conferma che le assonanze (e le dissonanze) con l’Altro spessissimo si fondano sui dettagli che notiamo magari solo noi, e che quindi in termini assoluti possono sembrare poco importanti ma che in realtà possono essere l’inizio di una risonanza sulla quale si può fondare una relazione. Di amore, di amicizia, o di fugace connessione che dura il lampo dello sfioramento reciproco.
Nella fattispecie, l’autrice in aereo siede accanto a una donna che ha «capelli che mi danno l’impressione di non complicare la vita alla testa che li porta. Capelli che vorrei anch’io.» Da questa osservazione e dal seguente confronto con quella che si rivela essere una sua collega, prende il via la narrazione di un tema caldissimo, oggetto di questo libro utile e imperdibile: vivere le relazioni nell’era del narcisismo.
Sentire con tutti i sensi da parte del Sé
E i capelli sono proprio il dettaglio che ci ha fatte chiacchierare la penultima volta che ci siamo incontrate: dopo aver presentato Roberto Cotroneo e il suo ultimo libro, mentre lui firmava le copie, Stefania Andreoli ha notato i miei capelli, secondo lei come i suoi. L’ultima volta che ci siamo viste è stata proprio per la presentazione di questo libro che mi ha dedicato così: “A Laura, ai capelli”.
È questo un discorso leggero, frivolo se vogliamo, che però mi dà l’opportunità di dire che la relazione con l’Altro parte sempre dalla nostra apertura nei suoi confronti e poi dal riconoscimento nel e con il suo sguardo. Dal sentire con tutti i sensi da parte del Sé: «perché possa avvenire la relazione amorosa occorre che il mio Sé accetti di avvicinarsi, di reagire al Sé dell’Altro».
Ma io amo? E perché è così faticoso amare?
Partendo dalle storie dei suoi pazienti, l’autrice in queste pagine ha sviscerato le possibili cause della fatica e delle difficoltà tutte contemporanee nel vivere i rapporti e i sentimenti, in primis l’amore (spoiler: nella cultura bambinocentrica, il patto di lealtà con la famiglia di origine che vive come tradimento l’allontanamento da sé dei propri membri più giovani e non come fisiologica crescita; il voler evitare a tutti i costi che i propri figli provino dolore, che invece è esperienza necessaria di vita; l’inautenticità che purtroppo caratterizza troppe vite familiari dove i membri indossano maschere per far apparire che tutto va bene; l’amare i figli anziché il volere bene ai figli, come sarebbe giusto ché solo il voler bene dura per sempre e aumenta con la distanza), affrontando altresì il tema del narcisismo, troppo spesso citato a sproposito e abusato.
L’appuntamento
Anche grazie alle tantissime citazioni di testi di studio e letterari (quanto arricchisce leggere, quanto completa il proprio pensiero!), IO, TE, L’AMORE mette punti fermi, afferma, sottolinea, dà certezze: «L’amore è difficile perché l’amore va imparato, agito, imparato ancora meglio. Sì, perché l’amore è una competenza. … l’amore è un’azione che segue un pensiero. … è cura … amore è fare all’insegna della costruzione, del bello e del bene. … L’amore non lo teorizzi, … puoi solo passarci attraverso lasciando che ti trasformi e assumendotene le conseguenze. … quando il nostro amore incontra quello dell’Altro che ama nel suo modo … da solo non basta più. L’amore non basta, occorre il progetto. L’appuntamento.»
E sai che all’appuntamento l’Altro ci sarà
Su Instagram ho visto uno dei più bei tatuaggi che rappresentano questo concetto: due spalle, su una il piccolo principe, sull’altra la volpe, si incontrano quando le spalle sono accostate. («Il piccolo principe ritornò l’indomani. “Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe. “Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità.»).
Noi
Ma «le condizioni per l’amore … ci sono solo se entrambi amiamo la stessa persona: io me, come te. Tu te, come me. Non so amare, se non mi amo. Né so ricevere amore, se non mi amo.» Ed è così che Noi diventa prioritario, «ché se amo solo l’Altro mi dimentico di me, e se amo solo me non c’è l’Altro.»
Questo libro stazionerà a lungo sul mio comodino, per ricordarmi che le relazioni (non solo d’amore) nascono e fioriscono come nella copertina solo se riesco a percepire, ascoltare e sentire l’Altro, che rimango umana se rischio di amare.
Un ultimo pensiero che credo si armonizzi benissimo con quanto scritto sin qui, tratto dal libro IL LATO PIÙ BELLO di Alberto Pellai e Barbara Tamborini:
«Se non ci sei tu, io resto io. / Niente più di ciò che sono sempre stato. / Con te, divento noi.»
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“Io, te, l’amore” di Stefania Andreoli, Rizzoli. A Garamond Type.