Se la protagonista di IL MIO NOME È DUE DI PICCHE, il nuovo libro di Sandra Bonzi, sapesse che sono nata lo stesso giorno e lo stesso mese di Vasco Rossi, sicuramente vorrebbe essere mia amica. Ovviamente piacerebbe tanto anche a me, perché Elena Donati è simpaticissima. Ha per il rocker una passione sfrenata: le sue canzoni accompagnano le giornate della giornalista ultracinquantenne milanese, tanto che addirittura la sua Kangoo, un catorcio che è la sua coperta di Linus, parte solo se viene accarezzata cantandole “Come nelle favole”.
Da NOVE GIORNI E MEZZO…
Questo libro è il seguito di NOVE GIORNI E MEZZO, nel quale Elena cominciava a fare i conti con molti cambiamenti nella sua vita, sia personale sia lavorativa: i figli che diventano indipendenti, i genitori ottantenni che si separano, la menopausa e tutto quello che comporta, il rapporto con il marito che è in stasi, la digitalizzazione che ha un impatto tale sul giornalismo da mettere a rischio il suo lavoro. Oltre a tutto ciò, Elena si trova a fare la detective per caso, circondata da una vera e propria armata Brancaleone formata da personaggi bizzarri ma non per questo meno realistici: il marito Ettore (chissà se il marito dell’autrice, Claudio Bisio, è stato fonte di ispirazione…), l’amica del cuore Claudia, i figli Anna e Marco, la madre Margherita e le sorelle Giuffrida, il padre Mario e Maria, il factotum Ortu, gli agenti Russo e Cardone, il magistrato Capelli.
Ne è scaturito un libro che è un po’ giallo e un po’ comedy, una dark comedy, scritto con molta ironia intelligente.
… a IL MIO NOME È DUE DI PICCHE
Lo stesso si può dire di IL MIO NOME È DUE DI PICCHE (occhio al titolo!), ambientato nove mesi dopo il precedente e che può comunque essere letto anche a prescindere dallo stesso, nel quale Elena si imbatte in un nuovo caso, un femminicidio a cui si aggiungono dei delitti irrisolti, ritroviamo tutta l’allegra brigata con alcune new entry, tra cui Gregorio, che più che un volpino di Pomerania qual è sembra un cane indemoniato, il Professor Montebelli, medico privo di empatia, e il criminologo Claudio Villa (no, lui non canta). Inoltre, i figli che avevano lasciato il nido tornano portando scompiglio e disequilibrio.
Si ride riflettendo
Le vicende di Elena Donati sono state per me una ventata di freschezza, mi sono ritrovata a spuntare idealmente una sorta di check-list delle cose che le capitano e che ci accomunano, e mi sono fatta delle sane risate soprattutto nelle parti in cui Sandra Bonzi racconta delle telefonate esilaranti tra la protagonista e suo padre Mario.
Ma tutte le pagine sono pervase da una comicità diffusa che però non offusca i tanti temi: il valore dell’amicizia, il tempo che passa e tutti i cambiamenti che ciò comporta, la capacità di reinventarsi sempre e comunque, i femminicidi, i giovani adulti che sono «ragazzi intelligenti e educati, poliglotti e cittadini del mondo, molto preoccupati per il futuro del pianeta e alla ricerca di uno stile di vita più sostenibile, ma sempre con quell’aria new age da scappati di casa e apparentemente così poco concreti e scarsamente attrezzati per la vita.»
Che tagafi!
C’è tanta Milano (pur essendo di Bolzano, l’autrice ci vive amandola da oltre trent’anni, la conosce bene e ne ha scritto in STRESS AND THE CITY, pubblicato da Rizzoli, prendendo spunto dalla sua omonima rubrica su la Repubblica), tanta musica, tante serie tv (e questi libri si presterebbero benissimo a diventarne una), tanta buona cucina, anche un po’ di campagna. Già era così nel libro precedente. E anche questo è proprio una TAGAFI! Bisogna leggerlo per capire cosa significa 😉
«Comunque, su questa cosa dei figli che se ne vanno di casa, lei deve proprio rifletterci. Possibile essere così altalenante? Insofferente quando sono sotto lo stesso tetto, boccheggiante quando il guscio si svuota? Be’, boccheggiante solo all’inizio, eh… Una momentanea tristezza, quella già sperimentata quando nella vita c’è stato un passaggio, un cambiamento importante oppure anche solo la fine di una bella vacanza. Giusto. Elena deve ammetterlo. Quella è una malinconia che puzza di nostalgia e occulta un mix di timore e curiosità per quello che verrà.»
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“Il mio nome è due di picche” di Sandra Bonzi, Garzanti. A Garamond Type.