“ll libro più mio dei miei“ ha affermato Chiara Gamberale del suo ultimo romanzo DIMMI DI TE (Einaudi). E, dopo averlo letto, non posso che darle ragione.
Autobiografia romanzata
È un racconto intimo, per molti tratti autobiografico: la protagonista si chiama Chiara, fa la scrittrice, ha quarant’anni e una figlia, Bambina, che le è “capitata”. Ma che diventa la barra del timone della sua vita. Le dà ritmo, quotidianità, responsabilità. Tutto quello, cioè, che Chiara rifuggiva, in un’eterna vita adolescenziale che le impediva di entrare in contatto con il suo io più profondo e, quindi, di crescere.
Però da quel momento esiste solo Bambina. E Chiara diventa depressa, non riesce più a scrivere, non vede più luce per lei. Ma, come Leonard Cohen ha cantato, “C’è una crepa in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”.
Le stelle polari
Chiara così si frantuma senza però perdere la forza di reagire: per ricomporre ogni suo pezzo vitale e uscire dalla palude in cui è sprofondata proprio per poter rivedere la luce, cerca quelli che alle Superiori considerava le sue «stelle polari», per capire da loro come siano stati capaci di «tenere insieme il batticuore con i giorni tutti uguali».
«Dimmi di te» è la richiesta che Chiara fa a ognuno di loro. E si mette in ascolto, cosa rara oggi. Si sa che gli scrittori rubano la vita delle persone che incontrano, muse ispiratrici per le vite poi raccontate. In questo libro le vite rubate salvano di fatto la vita di Chiara, la ricompongono come veri e propri fari, che mettono fine al suo smarrimento, permettendole di ascoltare e rispondere a una vocina interna che preme per essere ascoltata.
Chiara, alter ego di noi tutti
Un libro sull’amore, sull’amicizia, sul dolore, sulla morte, sui sogni. Un romanzo che è stato Cura e spiegazione delle trasformazioni che caratterizzano le esistenze di tutti. Scritto con il disincanto conquistato da Chiara Gamberale, alter ego della protagonista, ma forse anche di ognuno di noi.
«Come hai fatto a crescere?
Ho chiesto in questi mesi alle mie stelle polari di quel tempo andato che non se ne andrà mai.
A tenere insieme quello che ti fa splendere e quello che ti consuma, a scegliere, a puntare tutto su un solo momento, su quell’incontro? Come fai, giorno dopo giorno, a rimanere fedele alla tua scelta, a lasciare un po’ di spazio per lo sperpero senza però permettergli di svuotare tutto di significato? Dove la metti la rabbia che avevi, dove le metti le voglie, come lo nascondi il terrore di invecchiare e la preghiera che, se deve succedere, che succeda subito, senza obbligarti prima a prendere delle decisioni?»
PS: in questo libro qualcuno spera che De Gregori annulli un concerto. Non succede. Come invece è successo il 10 luglio 2013 per quel concerto a cui dovevo andare con Chiara Gamberale e altre amiche alla cavea del Parco della Musica. Pioveva troppo. Non è stato poi male: non abbiamo ascoltato De Gregori, abbiamo ascoltato Noi.
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“Dimmi di te” di Chiara Gamberale, Einaudi. A Garamond Type.