Approfondimenti

Lettori in Italia: cosa ci dice l’Istat?

La nostra percezione modifica la realtà dei fatti in alcuni casi. Sul tema lettura è necessario provare a leggere i numeri forniti dall’Istat, giusto per farci un’idea. I lettori in Italia, secondo i loro calcoli, ci sono e leggono quotidiani e libri. Impossibile dunque dire che non ci sono più i lettori di una volta. Partiamo da una domanda: cosa abbiamo bisogno di vedere per poter dire che ci sono lettori in Italia?

Treni pieni di volti nascosti fra le pagine. Banchine dell’autobus con ragazzi chini sui libri. Librerie stracolme di gente che esce con i libri che cadono dalle buste magari.

Scordatevi queste immagini, ripartite da zero.

Lettori in Italia: trasformiamoci in numeri

La prima cosa che mi è venuta in mente è quella di andare a leggere i numeri raccolti dall’Istat. Insomma, sicuramente sono numeri migliori dei miei raccolti nel vuoto cosmico di Palestrina. I dati sono quelli del 2020, che raccontano di lettori di giornali e libri, di fascia di età e di sesso, ma anche di livello culturale.

La prima cosa che noto è l‘assenza di dati. Ad oggi non possiamo permetterci di classificare i lettori – ma in realtà chiunque – solo ed esclusivamente in base al maschio/femmina. Quindi bisogna chiedersi se le abitudini rilevate siano davvero quelle della popolazione o se invece il riferimento è di altro tipo. Proseguiamo con la lettura dei dati.

Fotografia di Peyman Naderi

L’Istat crea questi numeri tenendo conto, come dicevo sopra, anche del titolo di studio. Soffermarci solo sulla lettura dei libri, abbiamo 3 categorie: i lettori, che leggono almeno 1 libro l’anno; i lettori deboli, da 1 a 3 libri l’anno; i lettori forti, quelli dai 12 libri in su all’anno.

I lettori dai 6 anni in su, nel 2020, sono 37.711.000. La popolazione è di quasi 60 milioni. Possiamo aspirare a numeri migliori? Certamente. Ma che non si dica che non ci sono lettori.

Lettori in Italia: analfabetismo o ignoranza?

Entriamo nei numeri. 23.593.000 sono i lettori dai 6 anni in su. I lettori deboli sono 10.527.000 e i lettori forti sono 3.591.000, qui possiamo e dobbiamo dire che i lettori forti sono pochissimi. Come mai? Perché non si arriva a leggere un libro al mese? C’è una regola che ci obbliga a leggere libri con tante pagine, magari? Niente regole, nessuno ci dice quali libri dobbiamo leggere e di quante pagine o se di giorno o di notte.

Mi piace tenere a mente che c’è una fetta di popolazione importante che interessa la terza età (lettori dai 65 in su), la pensione – più tempo per leggere magari – ma anche i problemi legati alla vista e alla stanchezza ad esempio. I lettori totali che hanno la licenza elementare o non hanno titoli di studio sono 1.466.000, suddivisi in 881.000 lettori, 471.000 1lettori deboli e 114.000 lettori forti. Questi dati non possono stupirci. Ci sono analfabeti? Possibile, ma sono forse maggiori i lettori che a causa della guerra, della fame, del lavoro che erano costretti a fare fin da piccoli, quell’attestato non lo hanno preso. Qualcuno ricopre anche posizioni di lavoro importanti e che obbligano il superamento dell’analfabetismo: ha senso categorizzare i lettori in questo modo? Me lo chiedo tenendo conto della mia ignoranza: non conosco questa precisa scelta come criterio di ricerca.

I retroscena della vita perfetta secondo l’illustratore Alariko

Lettori in Italia: preoccupante (?) il range 25-44 anni

Questa è la fascia in assoluto più preoccupante tenendo conto sempre il fattore legato alla licenza elementare o assenza di questa. I lettori sono 21.000, i lettori deboli 12.000 e i forti solo 2.000. Chi sono questi italiani che leggono meno degli anziani con la stessa – in teoria – preparazione? quali strumenti non abbiamo proseguito a fornire?

Questa stessa fascia di età riporta numeri estremamente bassi se alziamo il grado di scolarizzazione: laurea e post-laurea contano 2.795.000 lettori, 1.144.000 lettori deboli e 445.000 lettori forti. Bassi secondo me, che mi aspetto inspiegabilmente che sia proprio la fascia di età alla quale appartengo ad essere quella più forte e solida. Secondo i dati, in realtà, lo è. La percezione mi fa dire: pensavo fossimo di più.

Lettori in Italia: impossibile trarre delle effettive conclusioni

Mi sarebbe piaciuto trarre delle conclusioni migliori, fare e ragionare tenendo conto delle variabili dell’identità di genere, di ogni gusto e abitudine. Mi sarebbe piaciuto indagare se cambia la lettura per i binari e non binari, per esempio. I dati restano assenti per questioni legate alla privacy ma anche perché le istituzioni hanno bisogno di tempo per adeguarsi ad una nuova percezione. Nonostante ciò una cosa è chiara: i lettori in quanto lettori di almeno un testo l’anno, ci sono.

Mancano i forti, quelli che scelgono di ritagliare nella loro vita e nel loro tempo, un po’ di spazio per sé in cui includere la lettura. La quarantena ci servì, nel suo stato drammatico, a riscoprire il piacere della lentezza decantato da Sepúlveda ed è stato un tempo che molti di noi hanno saputo sfruttare per sperimentare e approcciarsi e scoprire il momento della lettura.

Importante sono i numeri relativi alla licenzia elementare o alla sua assenza. Ci raccontano di un’Italia che forse arranca dietro alla lettura di quotidiani e libri ma che prova a non perdere l’abitudine.

Ylenia Del Giudice

Classe '89, romana. Libraia per vocazione, leggo scrivo leggo ancora e parlo di libroterapia

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio