A Colle, un paesino della Toscana, sono ambientate le vicende di due famiglie: quella dei Bertorelli, ricchi commercianti di maiali molto in vista nella piccola comunità, e quella della vedova Bertoli, che mantiene se stessa e il figlio affittando le camere della sua grande casa, e che conserva questo appellativo anche dopo che si unisce al Maestro, giovane anarchico arrivato da Sapri portando con sé due valigie, di cui una piena di libri.
Il dolore perfetto di Ugo Riccarelli: il romanzo vincitore del Premio Strega 2004
“Nei molti anni del loro amore, anche quando nacquero figli e le difficoltà non mancarono, essi non manifestarono mai neppure la minima intenzione di regolarizzare quel rapporto attraverso il matrimonio. Del resto, per le sue convinzioni anarchiche, il Maestro non riconosceva autorità né allo Stato né alla Chiesa e, in ogni caso, dal giorno della sua prima passeggiata assieme al giovane uomo, la vedova Bartoli non aveva mai fatto cenno alcuno all’eventualità di un loro matrimonio”.
I componenti della famiglia Bertorelli portano da generazioni i nomi altisonanti dei personaggi omerici, ci sono Ulisse, Achille, Ettorre, Telemaco, Euridice, Elena Penelope…; la famiglia del Maestro invece chiamerà i propri figli con nomi che rimarcano i sentimenti anarchici del Maestro stesso, Ideale, Mikhail, Libertà, Cafiero. Due famiglie decisamente distanti, i cui destini andranno ad intrecciarsi quando due loro figli, l’Annina e Cafiero, si innamorano e pretendono di unire le loro vite.
Dall’incrocio accurato delle varie vicende origina un romanzo realista, nella tradizione letteraria italiana delle saghe familiari. Sullo sfondo, riferimenti storici dell’Italia dalla fine dell’Ottocento alle due guerre, vicende che inevitabilmente segnano la vita di tanti personaggi delle due famiglie. Sono tanti, e spesso i loro nomi si ripetono uguali di generazione in generazione, ma la penna abile e delicata dell’autore li tratteggia con chiarezza, ognuno con caratteristiche proprie e ben distinte. Il risultato è un romanzo drammatico ma anche delicato ed elegante, scritto con una prosa raffinata (qualcuno ha anche detto barocca ma secondo me non è così): la percezione del dolore, assoluto e perfetto, è il filo conduttore che ci accompagna nella narrazione, un dolore non sempre collegato a morti (quante morti, in verità!) ma anche al riconoscimento di una perfezione del momento vissuto, bello o brutto che sia.
Recensione a cura di Silvana Arrighi
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“Il dolore perfetto” di Ugo Riccarelli, edizioni Mondadori. Approfondimenti.