Leggere con Gusto

“L’enigma del gatto” di Sonia Sacrato: una nuova indagine di Cloe Damiani e del gatto Pablo e la ricetta degli struffoli napoletani

Questo mese ho scelto di proporvi il nuovo romanzo di Sonia Sacrato “L’enigma del gatto”.

Perché è un giallo godibile? Certamente!

Perché la Sacrato, autrice Newton, ha coraggiosamente scelto di inaugurare con il suo libro la collana EnIgmi di una piccola casa editrice, iDobloni? Anche!

Ma ho scelto questo giallo soprattutto perché siamo ormai vicini alla data del 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e Sonia Sacrato ha deciso di devolvere una parte del ricavato delle vendite del libro all’Associazione Progetto Aisha che si dedica ad aiutare le donne vittime di violenza e abusi. 

L’argomento purtroppo è drammaticamente attuale. Rispetto allo stesso periodo del 2022 i dati dei femminicidi sono in aumento e l’Italia è al terzo posto in Europa per numero di donne uccise, spesso dai loro partner. Proprio nei giorni in cui ho scritto questo articolo è stato scoperto il cadavere della giovanissima Giulia Cecchetin, uccisa a pugnalate dall’ex fidanzato che non accettava di non avere più il controllo su di lei, uno dei tanti “bravi ragazzi” presenti nelle nostre famiglie, uno dei numerosi giovani uomini non educati al rispetto delle donne, non abituati a gestire la propria emotività, nati e nutriti dalla cultura del patriarcato. Sonia Sacrato è stata preveggente? Ovviamente no. Ma alla luce di questo ennesimo, recente femminicidio è ancora più importante acquistare il libro per sostenere il progetto Aisha, una delle tante associazioni che si impegnano ogni giorno a difesa delle donne. Contribuiamo tutti a far sì che, un giorno non troppo lontano, non ci siano più “Giulie” nella cronaca indecente e dolorosa dei femminicidi.

Tornando al libro, “L’enigma del gatto” è la terza avventura investigativa di Cloe Damiani, professoressa di storia dell’arte che si veste “come una becchina” e del gatto Pablo, nove chili di splendido persiano nero dagli occhi verdi. Siamo vicini al Natale e Cloe va a Torino dove lei e il gattone saranno ospiti del vice questore Luca Ferraris con il quale la giovane donna ha intrapreso, dopo l’ultima indagine nella quale ha rischiato di morire, una relazione sentimentale.

Anche questa volta la storia si focalizza su un fatto veramente accaduto: il 25 novembre del 2016 l’imbarcazione Valentina II, con il gemello Valentino II, “che accompagnavano famiglie e innamorati nelle gite lungo il Po” affondarono a causa di un’ondata di piena. Erano giorni durante i quali il Piemonte affrontava il maltempo in allerta rossa. Un anno dopo, l’11 settembre 2017, anche il vice questore Ferraris sta assistendo alle operazioni di recupero delle due imbarcazioni ma all’improvviso, in mezzo al fango, appare quello che sembrerebbe un femore umano. All’indagine che ne seguirà, si sommerà la scoperta di un altro omicidio e anche questa volta Cloe non potrà fare a meno di indagare, aiutata da Alex, giornalista pubblicista, e dall’amica Roberto, drag queen e titolare di uno dei locali più alla moda di Torino.

Una trama avvincente e ben confezionata, personaggi a tutto tondo che rendono facile l’immedesimazione dei lettori, dialoghi scorrevoli, uno humour che rende più leggeri anche gli argomenti seri, una protagonista che dietro al suo aspetto dark e scanzonato nasconde vecchi, profondi dolori, un gatto curioso e che ama il palcoscenico, un’autrice che al suo terzo libro è molto cresciuta, una sottotrama rosa che non deborda e non rende i libri della Sacrato dei (troppo) modaioli cozy crime: ci sono tutti gli ingredienti per una lettura piacevole ma che fa riflettere. E molto. Ma non posso spoilerare…

Già dalla prima avventura di Cloe e Pablo auspicavo una fiction RAI. Per ora nulla sembra muoversi ma, come esortava il mitico maestro Alberto Manzi, che si affacciava dal “tubo catodico” delle vecchie televisioni per parlare a milioni di italiani, “non è mai troppo tardi”. Quindi, dirigenti Rai, cosa aspettate? Noi lettori stiamo già preparando il cast!

L’istinto del gatto di Sonia Sacrato, iDobloni EnIgMi, Ottobre 2023, pagine 249.

La cucina napoletana

L’investigatore che è in voi si starà sicuramente chiedendo: ma se la storia è ambientata a Torino cosa c’entra la cucina napoletana?

Ecco soddisfatta la vostra curiosità: Sonia Sacrato, pur essendo padovana e molto legata a Torino dove sinora ha ambientato i suoi libri, mi ha raccontato che un pezzo del suo cuore è a Napoli, città frequentata spesso per motivi familiari. Nella città campana la ospita la cosiddetta “zia Anto” che ogni volta accoglie Sonia Sacrato con un prodotto tipico o un dolce sensazionale. Si sa, per il napoletano l’ospite è sacro e Sonia ogni volta che va a Napoli, anche per presentare i suoi libri, si sente accolta, coccolata e sostenuta. Come mi ha confessato Sonia, “le piace avere un pezzo di cuore all’ombra delle ginestre, la fa sentire un po’ più al caldo e con il cuore vista mare”. Proprio per rendere omaggio all’affettuosa ospitalità che riceve, Sonia ha voluto inserire nella terza indagine di Cloe e Pablo anche l’agente Palumbo che delizia il vice questore Ferraris e i suoi collaboratori con le strepitose ricette tipiche campane preparate dalla madre e dalla moglie.

Napoli, d’altronde, vanta una tradizione culinaria antica e variegata e risente delle numerose influenze dovute ai tanti contatti con altre culture che ha avuto la città grazie al mare. Tra dominazioni e navi mercantili sono arrivati una miriade di ingredienti che Napoli ha fatto propri, sia nelle ricette più elaborate che in quelle povere.

Dal momento che “L’enigma del gatto è ambientato a ridosso delle feste di Natale, vi segnalo quali sono i piatti presenti nel menù del pranzo del 25 dicembre: antipasto di affettati e formaggi misti, minestra maritata, maccheroni al forno o sartù di riso, polpette fritte ripassate nel sugo e braciole imbottite, insalata di rinforzo, frutta fresca e secca. E per finire in dolcezza? Gli struffoli!

Le origini degli struffoli sono da ricercare nella somiglianza con la parola strofinare che in dialetto napoletano è diventata struffolo. Strofinare descrive la manualità nell’arrotolare i cilindri di pasta prima di tagliarli nelle palline che diventeranno gli struffoli fritti.

Ingredienti (per 10 persone)

 

  • 550 gr di farina
  • 50 gr di zucchero
  • 100 gr di burro
  • 4 uova
  • 1 cucchiaino di lievito per dolci
  • 50 ml di Brandy
  • 1 scorza di limone (1 limone)
  • 1 scorza di arancia (1 arancia)
  • 1 pizzico di sale
  • 400 gr di miele
  • olio di arachide per friggere qb
  • 100 gr di canditi (ciliegie, arancia, cedro)
  • codette colorate (argento, oro, colori vari) qb

 

Preparazione

Setacciate la farina e il lievito in una terrina. Aggiungete il burro precedentemente sciolto e intiepidito, la scorza del limone e dell’arancia grattugiata, lo zucchero, il brandy (o l’originale anice) e il pizzico di sale. Amalgamate con una spatola fino a formare un composto a briciole.

A questo punto aprite le uova nel recipiente e continuate ad amalgamare. Una volta che l’impasto avrà raggiunto consistenza trasferitelo su un piano di lavoro infarinato. Impastate bene e con energia fino ad ottenere un panetto di pasta omogeneo che dovrete lasciare riposare in un luogo tiepido per 30 minuti.

Passato il tempo, riprendete la pasta e mettetela su un piano infarinato. Stendetela piuttosto spessa e, con l’aiuto di un coltello, ricavatene dei cordoncini di circa 1 cm di diametro.

Tagliateli per ottenere tanti cubetti uguali. Passateli tra le mani e arrotondateli fino a formare delle palline. Fate attenzione a creare gli struffoli tutti di dimensioni uguali.

Scaldate abbondante olio di arachide in un tegame di acciaio dai bordi alti. Arrivati a 180° friggeteci dentro gli struffoli. È importante che ne friggiate pochi alla volta, in modo da poter controllare meglio la cottura. Quando avranno assunto un bel colore dorato e uniforme, scolateli su carta assorbente e fateli raffreddare.

In un altro tegame fate scaldare il miele assieme ad un bicchierino d’acqua facendolo andare sul fuoco fino a che non si sarà liquefatto. A quel punto toglietelo dal fuoco e unite le codette colorate e i canditi. Tenete tuttavia da parte qualche zuccherino e i canditi di ciliegia. Prendete gli struffoli fritti e immergeteli tutti nel tegame con il miele. Amalgamate bene affinché ogni pallina venga ben avvolta.

Quando il miele è ancora caldo, toglieteli dal tegame e date la forma che preferite ai vostri struffoli su un piatto da portata. Le forme più classiche sono a piramide, a cupola, a ciambella o ad albero di Natale. Decidete voi quella che preferite.

Terminate la vostra composizione decorando ancora con le ciliegie candite e qualche zuccherino colorato.

Nota bene: La tradizione napoletana prevede che non venga utilizzato il burro ma lo strutto sia nell’impasto che per friggere. Se volete sostituire nell’impasto il burro con lo strutto, dovete utilizzarne 80 gr, togliendo ovviamente il burro. Allo stesso modo, potete utilizzare lo strutto anche per friggere, togliendo l’olio di arachide.

Seguendo sempre la tradizione e quindi la ricetta originale napoletana, negli struffoli non è previsto l’utilizzo del lievito. Tuttavia se li volete morbidi mettetelo nell’impasto e se li volete ancora più morbidi provate anche ad aggiungere un pizzico di bicarbonato.

Il liquore da utilizzare nella preparazione, sempre secondo la tradizione napoletana, è il liquore all’anice. Poiché il sapore non è gradito a tutti, nel corso del tempo è stato sostituito da molti con il brandy o con il rum.

COME CONSEVARE GLI STRUFFOLI:

Gli struffoli si possono preparare qualche giorno prima di Natale, perché si conservano bene per una decina di giorni. Potete metterli in un recipiente chiuso o, ancora meglio, avvolgerli in plastica alimentare, decorarli con nastri e fiocchi e regalarli ad amici e parenti per le feste.

Leggere con Gusto, la rubrica che parla di libri e cibo.  

Michela Scomazzon Galdi

Michela Scomazzon Galdi, giornalista pubblicista iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio, mi occupo da oltre 20 anni di comunicazione e organizzazioni eventi nel settore della cultura. In anni più recenti ho scelto di lavorare “per le donne e con le donne” e aiuto le artiste, in particolare quelle emergenti, a promuovere le loro opere e i loro progetti (libri, mostre d’arte, piccoli festival di cinema ecc.) attraverso il supporto di una comunicazione a colori per contribuire insieme a diffondere bellezza nel mondo. Ho lavorato tanti anni per il Dialogo interculturale, anche attraverso un Festival di cinema e cultura ebraica da me ideato e del quale sono stata Direttrice artistica e organizzativa per 10 anni. Pasionaria, salvata dai libri, leggo, scrivo, fotografo (soprattutto la mia amata Roma), adotto meticci e sperimento ricette di cucina. Le mie parole guida nella professione? Cultura, Bellezza, Donne, Diritti, Colori. Il mio mantra professionale e di vita? Mettici più cuore e meno cervello.

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