Un libro tra le mani

“La buona educazione” di Alice Bignardi, recensione: Un libro tra le mani.

LA BUONA EDUCAZIONE di Alice Bignardi.

Qual è la linea sottile che separa l’educare dal plasmare/soffocare i figli?
Quanto si può pretendere da loro?
Dove finisce l’amore e il rispetto per un genitore ed inizia la presa di coscienza di se stessi?

La buona educazione

Antonella è una madre ossessionata dalla “buona educazione”… o meglio da quella che lei pensa esserlo.
Così impartisce continuamente lezioni a Lisa, la primogenita, stabilendo con lei un rapporto basato esclusivamente su questo, ma privo di qualunque slancio affettivo, senza mai chiedersi chi ci sia dietro quella figlia che fa di tutto per compiacerla, quali pensieri, quali desideri, quali reali inclinazioni/aspirazioni?

La buona educazione?… Innanzitutto essere magra (e quindi via con la dieta fin dalla tenera età), poi sapersi comportare elegantemente in qualsiasi situazione, conoscere esattamente l’uso delle posate a tavola, saper fare conversazione, mostrarsi sempre felice e sorridente e imparare a reprimere, sempre e comunque, la tristezza, la rabbia e qualsiasi altro sentimento negativo.
Difficile per una bambina, poi ragazza, stare al passo e affannarsi dietro una madre che la vuole in un certo modo e la trascina a gran velocità verso quelli che sono i SUOI obiettivi, senza neanche lasciarle il tempo di scoprire chi è, cosa vuole davvero.

“Si domandava: “Cosa mi avrebbe detto, se avesse smesso di sollecitarmi a studiare e dimagrire, o di insegnarmi tutte le altre cose utili e inutili? Perché non ho mai voluto saperlo?”.
Non lo seppe mai. Per questo motivo, ormai grande, Lisa non aveva ancora imparato a difendere le proprie idee e di conseguenza non aveva ancora imparato a difendere se stessa.”

“Era arrabbiata perché nessuno aveva mai pensato neanche di dirglielo, che poteva fare ciò che più le piaceva senza dover per forza imparare tutto il resto prima.”

S’innesca così un rapporto malsano, fatto d’amore sì, ma anche di risentimento.
Lisa non sa reagire, e quando lo fa, lo fa solo nei suoi incubi arancioni.

Lisa e il mostro

Quando poi arriva il mostro da combattere, Lisa non ha gli strumenti per affrontarlo: le è stata negata la tristezza, la preoccupazione, la capacità di fronteggiare il male e quindi di fronte a qualcosa che non sa come gestire fa l’unica cosa possibile… sceglie di non guardare, si allontana.
Perché se ti hanno privato della spontaneità di un pianto, di un’arrabbiatura, del dolore e della disperazione, allora rimarrai per sempre incapace di dare loro una voce.

“Nel galateo non c’è un capitolo dedicato a cosa fare se la paura e la tristezza ti si aggrappano al cuore e non ti mollano più, e nessuna delle due sapeva cosa fare, dove andare a cercare indicazioni su come sarebbe stato consono comportarsi.
Lisa, di certo, non sapeva essere disinvolta quando c’erano emozioni vere di mezzo. Sapeva trasformarle per gestire quelle finte, quelle formali, quelle statiche, ma niente di più.”

Eppure l’apice del loro rapporto viene raggiunto quando, nonostante tutti i trascorsi e le rigidità, ciò che rimane è la presa di coscienza di un legame d’amore.

Un romanzo breve, nervoso, tagliente.
Un libro che mostra quel che è, senza orpelli né sentimenti troppo esposti: è tutto imbrigliato in un’arida rete di compostezza, che lascia in bocca lo stesso sgomento amaro che si prova nel guardare un “orso ammaestrato con un gonnellino rosa e un ombrello troppo piccolo per ripararlo dalla pioggia”.

 

“La buona educazione” di Alice Bignardi, Edizioni E/O. Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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