Rete Miceliale

“Il tempo dell’odio” di Antonio Lanzetta: recensione libro

“Il dolore è una cosa vera”.

E non solo è una cosa vera. Il dolore non si supera e al dolore non ci si abitua. Al dolore possiamo solo tentare di resistere e fare in modo che la lotta costante contro qualcosa che ci divora da dentro non finisca con il distruggere ogni cosa.

“Il tempo dell’odio” di Antonio Lanzetta

Ma cosa succede se il dolore, se una sofferenza contro la quale non abbiamo difese o contro la quale decidiamo di non combattere più, inizia a prendere il sopravvento?

Lo scopre Michele, un ragazzo di quattordici anni che vive in un passato difficile, in una terra difficile, in quel 1943 nero e capace di distillare morte. Capace di spremere dolore dai campi, dai muri, dalle foreste e dalle persone. È giovane, Michele ma è anche l’unico maschio di casa, il padre partito per la guerra. E al paese ci sono i fascisti che si prendono quello che vogliono. È l’imbrunire e in quel pomeriggio del 1943, insieme alla grida della madre e delle sorelle, insieme al sole, tramonta anche l’innocenza di Michele.

Antonio Lanzetta riscrive la geografia del Cilento utilizzando come nuove coordinate il dolore e il desiderio di vendetta di Michele. Cartografa un percorso, Lanzetta. Fornisce nuovi strumenti e racconta l’orrore e la bellezza del viaggio più grande che un ragazzo deve affrontare: diventare uomo. Un viaggio che Michele non compie attraversando una vita normale fatta di amori adolescenziali, bravate e amicizie. Il viaggio di Michele è scandito dagli insegnamenti di Teschio, un brigante nobile che rispetta un codice tanto antico quanto affidabile, è protetto dalle cure dell’anziana Lucia ed è segnato da un odio e da una solitudine che riempiono tutti i vuoti lasciati dall’innocenza perduta.

È un portale, Michele. Un portale oscuro che si scontra con il rinnovarsi di mitologie antiche, che attira spettri, che stravolge l’essenza delle cose. Che cambia di segno e che raccoglie dalla terra – quel Cilento che l’autore ama – tutto il dolore causato dagli uomini. Lanzetta ci racconta questo viaggio e lo fa senza mentirci mai, senza nascondere il dolore. Lo fa attingendo a suggestioni letterarie raffinate, giocando con i generi e ottenendo qualcosa di mistico e reale al tempo stesso. Al tempo stesso Michele è un monito. Un avvertimento. Perché se è vero che il dolore non si può superare, che al dolore non possiamo abituarci, è altrettanto vero che non possiamo permettergli di attecchire, di crescere, di farsi spazio. Di cicatrizzare tutte le nostre ferite perché quelle cicatrici necrotizzano e diventano antitesi della vita.

Proprio per questo quel dolore, quel dolore che determina la vita di Michele e di tutti quelli che lo incontrano, Lanzetta ce lo fa indossare per farci capire senza ombra di dubbio che è una cosa pericolosa. E vera.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The Book Advisor

“Il tempo dell’odio” di Antonio Lanzetta, edizioni La Corte Editore. Rete Miceliale.

Maico Morellini

Maico Morellini, classe 1977 vive a Reggio Emilia e lavora nel settore informatico dove si districa tra cinema, programmi e letteratura. Il suo primo romanzo di fantascienza, Il Re Nero, ha vinto il Premio Urania 2010 ed è stato pubblicato l’anno successivo da Mondadori. Sempre per Mondadori nel maggio 2016 è uscito il romanzo La terza memoria. Nel 2018 il romanzo Il diario dell’estinzione edito da Watson ha vinto il Premio Italia 2019 come miglior romanzo fantasy. Nel 2019 ha pubblicato all'interno dell'Urania Millemondi Strani mondi il racconto Fatum e con Providence Press il romanzo Il ragno del tempo, vincitore del Premio Italia 2021. Ha partecipato a diverse antologie tra cui 365 Racconti sulla fine del mondo, Propulsioni di improbabilità, I sogni di Cartesio e Ma gli androidi mangiano spaghetti elettrici? e pubblicato altri diversi racconti.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio