Anonima Lettrice Italiana

“Il futuro” di Naomi Alderman: recensione libro

Inusuale lunga lettura per me che ormai vanto una curva dell’attenzione da età prescolare, ma ero incuriosita dall’autrice del catartico e vendicativo “Ragazze Elettriche” che mi attende al calduccio su Prime.

Anche in quest’opera sono le donne a muovere i cambiamenti fondamentali della trama; se però se nel lavoro precedente la scelta femminile era fondante, qui avrei trovato più interessante mescolare le carte. Ma parliamone, di questa trama!

“Il futuro” di Naomi Alderman

Il romanzo tratta dell’imminente apocalisse, annunciata con dieci giorni di anticipo da un algoritmo riservato a pochi. Le tre persone più ricche del mondo meditano di imbarcarsi su un aereo diretti agli ovvi bunker costruiti just in case, ma l’incontro tra Lai Zhen, esperta di survivalismo, e Martha Einkorn, assistente del CEO di un grande social network (indovina indovinello, chi si ispira a Zuckerbello?), si incontrano scatenando una serie di eventi che ci mostrano un futuro incerto ma che forse – FORSE – prevede una possibilità di redenzione.

La Alderman presenta un intreccio classicamente corale per un’ombra dello scorpione high-tech e molto post-Covid (ve li ricordate tutti i sostenitori del “torneremo al baratto e vivremo su una montagna”?) tra personaggi umani e meno umani, sia nel senso di meschini sia intendendo il protagonismo delle tecnologie – le quali però non sono che pistole in mano ai cecchini. La sopravvivenza, la dipendenza dal vecchio mondo, la necessità di cambiare per farcela e il dubbio se questo sia possibile o meno, sono i temi principali di queste 400 e più pagine che ogni tanto avrei voluto mollare per eccesso di carne al fuoco.

L’autrice è una che sa quello che fa, game developer, app designer e qualunque altra parola inglese che suoni cool. Se lasciata alla sua scrivania senza la pressione della pubblicazione sull’onda della serie “Ragazze Elettriche”, dopo anni di assenza dalle librerie, secondo me avrebbe dato alle stampe un volume da mille pagine, un “The Stand” a ricarica solare, una denuncia social(e) con nomi e cognomi (ho letto in un’intervista che gli avvocati della casa editrice ne hanno ricevuto una prima stesura, che poi l’hanno chiamata, e che la seconda bozza era decisamente diversa dalla prima).

Forse con una lavorazione più ampia, ebbene sì, anche il doppio di questo tomino, secondo me il romanzo ne avrebbe guadagnato, a galleggiare più comodamente e più diluito con meno passaggi drastici, meno macchinazioni, meno lampi di futurismo a interrompere l’assimilazione del già traumatico evento. Anche la riscrittura del mondo nuovo avrebbe giovato di qualche pagina in più, e anche di qualche personaggio minore: non possono essere tutti protagonisti o mi perderò il quadro d’insieme, e non perché una cosa è fantascientifica deve essere anche farraginosa.

Sempre perché non mi stanco mai di citare il Re, “L’ombra dello scorpione” era denso ma non complicato, fitto ma non affollato. Durante questa lettura invece mi è sembrato di affogare più volte, e quando ne faranno (OVVIO) la trasposizione spero che si prendano il tempo di lasciarci godere questa maledetta fine del mondo, che ci facciano guardare il panorama, che ci lascino marcire nel nostro brodo prima di passare all’episodio successivo, altrimenti come potremmo salvarci se non facciamo in tempo ad averne paura?

D’altronde “il futuro è quella cosa che arriva a ucciderti mentre guardi dall’altra parte”, ma se non mi lasci un secondo per esserne terrorizzato, non farò in tempo nemmeno a lasciare a chi mi sopravvivrà la speranza di farcela al posto mio.
 
Ad ogni modo, molto consigliato, molto molto. Fatene dei bei regalini di Natale agli amici ma solo a quelli con molto senso dell’umorismo, non si sa mai dove si nasconde il prossimo off grid che eliminerete dalla rubrica.
 
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“Il futuro” di Naomi Alderman, edizioni Feltrinelli. 

Approfondimenti

Ali

Leggo, scrivo, parlo, ma soprattutto parlo. E poi leggo e scrivo.

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