Libri in pillole

“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi: recensione libro

È la terza volta che rileggo questo libro, ed è la terza volta che rimango impressionato dalla straordinaria abilità di Antonio Tabucchi di costruire una storia coinvolgente, profonda, significativa, piena di sostanza, utilizzando un solo e unico ingrediente: la semplicità.

Perché Sostiene Pereira è un romanzo che si contraddistingue per la sua pacatezza, per il suo ritmo lento, per la sua delicatezza: elementi che si combinano tra di loro e lasciano il segno, come una continua goccia d’acqua che cade e col passare del tempo arriva a erodere la roccia.

“Lui si mise a passeggiare tranquillamente sul marciapiede centrale e a quel punto, sostiene, cominciò a sentire la musica. Era una musica dolce e malinconica, di chitarre di Coimbra, e trovò strana quella coniugazione, di musica e polizia”.

E la roccia che gradualmente si sgretola è quella dell’omertà, del silenzio imposto, dell’esistenza castrata di chi vive sotto dittatura, quella di Salazar che in Portogallo durò oltre 30 anni. Dittatura che lega le mani, impone bavagli, che non contempla alcun tipo di libertà, né di movimento, né di espressione.

“Il Dottor Cardoso fece una piccola pausa e poi continuò: quella che viene chiamata la norma, o il nostro essere, o la normalità, è solo un risultato, non una premessa, e dipende dal controllo dell’io egemone che si è imposto nella confederazione delle nostre anime; nel caso che sorga un altro io, più forte e più potente, codesto io spodesta l’io egemone e ne prende il posto, passando a dirigere la coorte delle anime, meglio la confederazione, e la preminenza si mantiene fino a quando non viene spodestato a sua volta da un altro io egemone, per un attacco diretto o per una paziente erosione”.

Ed eccolo lì Pereira, intrappolato nel regime, lui, giornalista attempato responsabile delle pagine culturali del Lisboa, quotidiano nazionale portoghese. Cardiopatico, solitario, sovrappeso, affaticato nella testa e nel cuore, eppure conscio della frattura esistenziale che diventa sempre più una voragine: perché da una parte c’è l’istinto di sopravvivenza che invita a abbassare la testa davanti alle scelleratezze del regime per poter salvare la pelle, dall’altra c’è la coscienza civica, che impone di intervenire davanti a situazioni incompatibili con i valori fondamentali dell’uomo. È la responsabilità politica del cittadino e del giornalista, che si incunea tra le storture di un sistema oppressivo, che si fa strada tra i fantasmi che fanno paura, quelli della repressione, quelli delle spedizioni punitive che uccidono chi è contro il sistema.

“Mi scusi signor direttore, rispose con compunzione Pereira, ma senta, le voglio dire una cosa, noi in origine eravamo lusitani, poi abbiamo avuto i romani e i celti, poi abbiamo avuto gli arabi, che razza possiamo celebrare noi portoghesi?”

Essere patrioti, esaltare la propria razza, affermare la superiorità del proprio popolo rispetto agli altri: operazioni prive di senso, che tuttavia caratterizzarono le dittature europee del primo ‘900 in Italia, Germania, Spagna e Portogallo, contro le quali ogni cittadino sembrava sconfitto in partenza, impossibilitato a esprimere una seppur minima forma di protesta.

Ma poi c’è la coscienza, che cresce, che si nutre di ciò che vede, che si fortifica, che invita alla re-azione, che assorbe gli stimoli e li traduce in pensieri: freschi, rivoluzionari, coraggiosi, con i quali è possibile scavare un tunnel che appare necessario, perché è quello che permette di cominciare a vedere una luce nuova, che ha il caldo e rassicurante colore della libertà.

Sostiene Pereira non è un semplice libro, è un’opera d’arte, da leggere, da assimilare, da regalare, da amare.

“Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi, edizioni Feltrinelli. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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