Malditesto

“Cose preziose“ di Stephen King: recensione libro

È passato molto tempo dalla mia ultima recensione. Questo è stato l’anno dei mattoni. Prima c’è stato “Una vita come tante” un libro notevole, famigerato, di cui non sono riuscito a trovare lo spunto per parlarvene in queste pagine. Certo è che poteva essere tagliato per metà mantenendo la stessa forza. Poi è stato il turno di Tarantino e il suo “Cinema Speculation”, che parla di storie in mezzo alla sua storia di cui secondo me c’è poco da dire. Negli intervalli diversi buone letture, tra le quali lo speciale “I miei stupidi intenti” (ne avevo parlato brevemente nel gruppo FB di The Book Advisor), scritto da un ragazzo poco più che 25enne.

Ma è con questo libro di King che mi è venuta voglia di scrivere due righe, per condividere la scoperta di questa storia con voi. Cose preziose non è tra i romanzi più popolari dell’autore, personalmente non l’avevo mai sentito nominare. Eppure è King al 100%, forse più rilassato, meno ossessionato, più divertito. Non mancano i momenti di terrore, specie alcuni, scritti con abile maestria, colpi di mannaia, proiettili che si conficcano dove non vorreste sapere, ossa rotte, zampe di insetti fin troppo vivide nella sua e nella nostra immaginazione, ma horror o meno, nelle quasi ottocento pagine, la storia scorre aggraziata davanti ai nostri occhi come un film. Sì, lo so che è una frase fatta, ma davvero questo libro sembra scritto su una pellicola. Ne è stato fatto un adattamento cinematografico, e per il regista sarebbe stato sufficiente riportare le scene pari pari.

Sì che ci sei stato. Sicuro. Io non dimentico mai una faccia. Vieni, vieni, qua la mano! Ti dirò, guarda, ti ho riconosciuto da come camminavi prima ancora di vederti bene in faccia. Non avresti potuto scegliere un giorno migliore per tornare a Castle Rock.

“Aperto”

Castle Rock sta per ricevere la visita di un forestiero. Un uomo che arriva in città per aprire il suo negozio di rigattiere, Cose Preziose, appunto. Nella tranquilla e bigotta cittadina del Maine gli stranieri, se non proprio malvisti, generano per lo meno molta curiosità. Così la gente sbircia dalle finestre oscurate da ben prima che il negozio sia aperto, mentre Leland Gaunt, un affabile e scaltro uomo in età da pensione finisce di allestire le sue vetrine. Ne ha per tutti i gusti, persino per quello che sarà il suo primo e incerto cliente, il ragazzino Brian Rusk, che curiosando trova nel negozio una delle figurine più rare per la sua collezione di giocatori di baseball. Non solo, per una favorevole coincidenza, sulla figurina c’è un autografo dedicato proprio a Brian, o per lo meno a un suo omonimo.

Da qui in avanti, tutte le persone che metteranno piede nel negozio, ne usciranno soddisfatte, nonostante la stretta di mano con Leland generi in ognuno di loro un’orripilante sensazione. Lampade, canne da pesca, occhiali del Re, ogni cosa può essere trovata a Cose Preziose, se ti interessa. E non costerà mai più di quello che puoi permetterti. Leland adora contrattare e proporre un prezzo adatto a ogni tasca. La felicità costa solo quello che sei disposto a spendere, più un piccolo favore che devi a lui. Un piccolo, innocente, e insignificante scherzo.

Tra tutti gli abitanti, l’unica persona che, per impegni professionali e forse provvidenza divina, non riesce proprio a visitare il negozio è lo sceriffo Alan Pangborn. E se non ha avuto tempo subito, tanto meno ne avrà quando la vicenda si sarà messa in moto. Il primo a rendersi conto che questi scherzi tanto innocenti non sono, è proprio il piccolo Brian, che non aveva fatto altro che imbrattare di fango le lenzuola della signora Wilma. Le sue palle di fango, però, non sono state altro che le palle di neve che diventano valanghe nei cartoni animati.

Una procedura da manuale

Cose preziose è pieno zeppo di archetipi, non manca niente: lo sceriffo in lutto per la famiglia morta in circostanze misteriose, la sua nuova compagna scappata dal paese per vicende personali e tornata con uno scheletro nell’armadio e un’artrite incontrollabile, donne irascibili, donne sciroccate, ubriaconi, ufficiali corrotti, farabutti, insegnanti pedofili, preti irosi, ma tutto funziona a meraviglia. Sembra il manuale dello scrittore applicato punto per punto, se non fosse che intrecciare la storia di una miriade di personaggi (ammetto di essermi perso di tanto in tanto) è il talento di chi questi manuali li scrive. C’è ovviamente anche il cattivo, con i suoi occhi di fuoco, i denti irregolari e le dita lunghe e secche come ramoscelli. Ci sono le sue risate fumettistiche, e la valigia con il suo bottino. Tutto sospeso in una fragile bolla che contiene fantastico e reale.

Accettando la leggerezza (ma non la superficialità) di questi stereotipi, omicidio dopo omicidio, aspettativa dopo aspettativa, la narrazione va avanti scena per scena, spesso intrecciandosi fino al pirotecnico finale che forse si risolve anche lui come da manuale, ma non importa affatto perché a quel punto il viaggio sarà stato delizioso, quanto anche la destinazione.

“Cose preziose“ di Stephen King, Pickwick, 1992. Malditesto.

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