I libri di Riccardo

“Il disertore” del Premio Nobel Abdulrazak Gurnah: recensione libro

Ma questa è una recensione… peccato. Perché se questa non fosse una recensione, ci sarebbero da fare un paio di considerazioni sull’ostentata freddezza con cui diversi lettori hanno accolto il nome dello scrittore di Zanzibar, docente di letteratura inglese e postcoloniale presso l’Università del Kent, nonostante le significative motivazioni che hanno accompagnato e illustrato il premio.

Altre considerazioni, invece, se avessero il dito come una “manicula”, lo punterebbero sul fatto che i lettori abituati a leggere prima di giudicare – per quanto “incredibile dictu” ce ne sono ancora molti – dovranno attendere diversi giorni prima di poter esprimere un’opinione, visto che Garzanti ha perso i diritti sulle opere di Gurnah, e che gli stessi dovranno andare all’asta prima del fatidico “visto si ristampi”. Dovranno attendere a meno che non frequentino una biblioteca molto ben fornita o abbiano a disposizione un buon amico, lettore attento e antesignano, che da diversi anni conserva con cura l’oggetto del desiderio odierno di molti, com’è capitato a me.

Il disertore, del Premio Nobel Abdulrazak Gurnah

Ma questa è una recensione… peccato! Per questa volta, cari lettori mainstream e cari cavalieri “ronzinanti” della letteratura, ve la cavate per il rotto della cuffia.

“C’era una storia sulla prima comparsa dell’inglese. In realtà ce n’era più di una, ma con il tempo, passando di bocca in bocca, gli elementi delle varie storie si fusero in un unico racconto. In tutte le versioni, comunque, egli compariva all’alba, come il personaggio di un mito.”

L’incipit è di quelli che artigliano il lettore e lo depositano, implume, nell’ultimo anno del diciannovesimo secolo a incontrare Martin Pearce, studioso d’Oriente e funzionario coloniale, abbandonato e derubato dalle guide che gli avevano prestato. Si salva anche lui per il rotto della cuffia prima di crollare a terra, ai piedi del povero Hassanali che sta andando ad aprire la moschea. L’uomo, meticcio indiano, fissa con terrore l’apparizione terrestre che sembra incarnare il demone del colonialismo. Con meno terrore, invece, il demone sarà fissato da Rehana, sorella di Hassanali, offrendo al narratore lo spunto per un romanzo che copre tre generazioni e si articola in tre distinte parti, che traggono origine da una storia che scorre nell’alveo disseminato di pregiudizi razziali, originati dal colonialismo, ma radicati in profondità anche nell’animo dei colonizzati.

La seconda e terza parte hanno per protagonisti tre fratelli: Farida, Amid e Rashid, il “piccolo italiano”. Gli europei stanno per lasciare i loro possedimenti coloniali, siamo negli anni Cinquanta alla vigilia dell’indipendenza. Ma siamo anche alla vigilia di disordini e violenze che macchieranno una bandiera, proibita ancor prima che potessero asciugarsi i colori con cui era stata dipinta. E proprio in quegli anni ci troveremo a scoprire un’Africa molto più moderna di quanto avremmo potuto immaginare sotto il profilo dell’istruzione, un’Africa dove i giovani dissertano con competenza di Shakespeare, ma molto più arretrata sotto quello del rigido formalismo dei rapporti famigliari e coniugali. C’è chi, nonostante questo, resta legato alla propria terra, alla speranza di libertà e riscatto, chi il riscatto lo va a cercare proprio nella terra dei vecchi oppressori, ritrovando pregiudizi altrettanto vecchi. Un “disertore” cui il destino affida il compito di chiudere il cerchio aperto da quella prima, parziale e lontana e folle, diserzione dell’inglese, che in qualche modo aveva incrinato le certezze stagne di un mondo diviso in rigide sfumature di colore della pelle, senza renderle permeabili all’idea della tolleranza.

Scrittura sontuosa, di massima caratura, che, pur richiedendo una lettura attenta, non smarrisce mai la leggerezza e l’incanto di una sorta di ancestrale narrazione orale. Temi importanti affrontati con onestà intellettuale e dipanati senza pregiudizi, una brillante traduzione… cosa si può desiderare di più? …forse che qualcuno si decida a ristampare in Italia questo capolavoro dell’inglese di Zanzibar.

“Il disertore” del Premio Nobel Abdulrazak Gurnah, edizioni Garzanti. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio