Un libro tra le mani

“Le fedeltà invisibili” di Delphine De Vigan, recensione: Un libro tra le mani.

LE FEDELTÀ INVISIBILI  di Delphine De Vigan (Einaudi / 144 pagine)

Il punto è questo: le fragilità (ma possiamo anche leggere “colpe”) dei genitori ricadono sempre sui figli.
Sempre.
E i figli, che sono decisamente migliori dei genitori, rimangono lì ad amarli, a proteggerli dai loro stessi errori.

Come?

Mantenendo intatto quel legame indissolubile, non tradendo mai la loro fiducia, non facendo trapelare al mondo la loro miseria umana e facendosi carico di tutta la sofferenza, portandosela sempre dietro, da una casa all’altra, a scuola, nel parco… fino a desiderare di soccombere sotto il suo peso.

Quanto possono costare care queste lealtà silenziose?

Nella testa inizia a manifestarsi il rumore acuto di questo malessere, di ragionamenti perpetui, domande senza risposta, responsabilità troppo pesanti, suoni fastidiosi e invadenti che arrivano di notte (e poi anche di giorno), e l’unico desiderio diventa quello di farli cessare, in qualche modo.
In qualsiasi modo.

“Théo vorrebbe qualcos’altro. Vorrebbe raggiungere lo stadio in cui il cervello si mette in pausa. Lo stato di incoscienza.
[…] Ci vogliono quattro grammi di alcol nel sangue.
Alla sua età probabilmente po’ meno.
Si chiama coma etilico.
Gli piacciono queste due parole, il loro suono, la loro promessa: un momento di scomparsa, di eclissi, in cui non devi più niente a nessuno.”

Le fedeltà invisibili

Il dolore si riconosce

Ed eccoli lì, ragazzini rotti, frantumati dall’interno, portare a spasso il loro involucro apparentemente sano e mimetizzarsi nel mucchio.
Ma il dolore ha un certo fiuto, si riconosce a pelle. Ed ecco che, chi porta dentro di sé le cicatrici di un passato analogo, fatto di violenza taciuta e disagio, se ne accorge, e li vede esattamente per come sono: danneggiati.
Cerca un contatto, un passaggio anche strettissimo per poter entrare e tendere una mano, ma il muro di cinta che è stato eretto, silenziosamente, giorno dopo giorno, è ormai diventato altissimo e invalicabile, anche dall’interno.
Qualcuno comunque ci prova, a far suonare un allarme, ma non viene minimamente ascoltato.

 

La De Vigan sa essere feroce, quando vuole.
E sa essere subdola, perché con la sua scrittura bellissima e coinvolgente, lontana anni luce dal melodramma, ti fa cadere nel vortice delle parole e, senza che tu abbia il tempo di rendertene conto, ti ha già colpito e affondato.

 

“Le fedeltà invisibili” di Delphine De Vigan, Einaudi editore. Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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