Sussurri tra le pagine

“Il femminismo è per tutti” di bell hooks: recensione libro

Mio nonno cucinava. Erano strani i miei nonni, venivano da una comunità montana del sud estremamente tradizionale, eppure lui non si sedeva mai a tavola ad aspettare il piatto pronto come tutti gli altri nonni che conoscevo, piuttosto, con impacciata operosità, cercava qui e lì di dare una mano tra un mestolo e una padella, finché tutto non fosse portato in tavola ed anche la nonna fosse pronta ad accomodarsi. “Assettate” gli urlava lei, mentre lui affettava il pane, prendeva le pentole grosse o raccoglieva le erbe fresche dall’orto. Nonna sembrava quasi che ci inciampasse in quel corpo voluminoso di contadino, che il più delle volte fingeva di non sentirla affatto. Caffè a parte, se solo provava a fare uno o due passettini verso i fornelli ad ora di pranzo, partiva “Assettate”, e dietro (l’ho capito dopo) si nascondeva una richiesta più intima, pietosa, quasi una supplica: “assettate, perché quello è il posto mio, e se lo prendi tu, io non saprò più che fare di me stessa”.
 
Bell hooks lo sapeva (non dei miei nonni, per carità) ma della convinzione di una donna che pretende di rientrare nello schema che la società anticamente ha a lei destinato. Perché il femminismo non è “anti-uomini”, e questa è la posizione che l’autrice chiarisce a più riprese, d’altronde la prima voce patriarcale contro la quale combatté da giovane, fu proprio quella di sua madre.
 
L’uomo, quanto la donna, può perpetrare pensieri o azioni sessiste, ed allo stesso tempo ritrovarsi vittima di in sistema che prevede un ruolo governativo sulla donna a lui rimessa. La hooks tiene a precisare che le rispettive posizioni possono rappresentare un disagio per entrambi gli individui, e che tali ruoli imposti vengono sostenuti soprattutto dal timore di perdere la dimensione della realtà così come è sempre stata. “Più e più volte gli uomini mi dicono che non hanno idea di che cosa vogliano le femministe. Gli credo. Credo nella loro capacità di cambiare e crescere. E credo che, se conoscessero meglio il femminismo, smetterebbero di averne paura, perché nel movimento femminista troverebbero la speranza della loro stessa liberazione dalla schiavitù del patriarcato.”
 
Bell hooks (da scrivere con le iniziali minuscole perché secondo l’autrice l’importante è la “sostanza dei
bell hooks (2014, Alex Lozupone, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)
libri e non chi sono”), pseudonimo di Gloria Jean Watkins, è stata una scrittrice, attivista e femminista statunitense. Nei suoi numerosi libri parlò di uomini neri, patriarcato, mascolinità, razza, capitalismo, genere, oppressione e dominio di classe. Raccontò anche delle difficoltà che si incontrano quando si effettua la transizione verso una scuola integrata per chi, come lei, aveva studiato in un paese segregazionista, ma soprattutto, gran parte dei suoi saggi, ribadiscono e confermano il concetto dell’”intersezionalità”.
 
Come in geometria per “intersezione” si intende il punto in cui più rette si incontrano, così in sociologia per “intersezionalità” si intende la sovrapposizione di molteplici categorie sociali per un solo individuo e, dunque, tutte le relative possibili discriminazioni ad esse legate. Genere, etnia, classe sociale, disabilità, orientamento sessuale, religione, casta, età, nazionalità, specie, così come tutti gli altri assi di identità (anche detti “assi di oppressione”), interagiscono simultaneamente, definendo ordini e gerarchie tra gli individui. Partendo da questo presupposto, bell hooks, condusse un’analisi politica e sociale, che certamente risulta più articolata, ma altrettanto autentica, rifiutando di interpretare il femminismo con un’unica chiave ed in una sola dimensione.
 
Lo scopo del pamphlet è evidente già dal titolo: “Il femminismo è per tutt(i)”. Con questo, infatti, l’autrice intende concretizzare e chiarire i concetti di sessismo, oppressione di genere e femminismo, così che le
Graffiti per le strade armene di Yerevan. La citazione tradotta di bell hooks recita “Essere oppressi significa essere privati della capacità di scegliere”. (2018, RaffiKojian, CC BY-SA 4.0, Wikimedia Commons)
loro definizioni, uscendo dal solo ambito accademico, possano essere finalmente alla portata di ogni individuo, dimostrando, di conseguenza, quanto una maggiore consapevolezza, possa cambiare le vite di tutti. “A forza di sentire che la teoria femminista era semplicemente «troppo accademica» o «troppo piena di parole che la gente non è in grado di capire» , mi sono detta che, se non eravamo capaci di comunicare a tutti la politica femminista, in qualche modo il movimento aveva fallito.”
 
Un libro illuminante, che sancisce differenze importanti e definisce chiare linee di confine tra pro-scelta e pro-aborto, tra interessi mediatici e problemi reali, tra gloria di un corpo libero e obbligo di rispettare l’altrui percezione, tra amore per sé stesse/i e rifiuto di ogni forma di bellezza, tra libertà nel lavoro e parità dello stesso, tra promiscuità e libertà sessuale, tra diritto di scelta ed antica oppressione. 
 
Immediato, conciso, fruibile e stimolante, il messaggio arriva forte e chiaro: “il femminismo è un
Un nonno marcia per la sua nipotina di 3 anni (2017, Roya Ann Miller, Unsplash License)
movimento mirato a porre fine al sessismo, allo sfruttamento sessista e all’oppressione”. Una definizione cara alla hooks, che tenta così di destrutturare la vecchia e distorta percezione, che vedeva il movimento come un incontro tra donne violente, lesbiche, feroci, o meglio: “un mucchio di donne arrabbiate che vogliono essere uguali agli uomini”.
 
Dubito che mio nonno avesse una coscienza consapevolmente femminista, eppure in qualche modo, il suo osar entrare in un ruolo che tradizionalmente non gli apparteneva, lo condusse ad avvicinare spontaneamente la persona con la quale divise gran parte della vita, verso la concezione che una donna esista al di là del ruolo e del confine che qualcuno un giorno le impose. Forse fu proprio nell’attimo in cui si sviluppò questa presa di coscienza, che lei gli concesse (anche se malvolentieri) le chiavi del suo regno. Tra sguardi feroci, stupore e critiche, anche al nonno fu permesso cucinare. Con il tempo, quella donna ormai anziana, imparò ad uscire dagli schemi senza che mai nessuno glielo avesse insegnato. Per amore o sfinimento, imparò ad accettare nuovi ruoli e nuove abitudini, dimostrando forse così, che il femminismo è davvero per tutti.
 
La mattina che nonno se ne andò, preparò il caffè alla sua compagna di vita prima di tornare a riposare. Come da 60 anni, lei cedette all’ennesimo capriccio, in cambio di quella che sarebbe stata un’ultima carezza.
 

 
Non si diventa sostenitrici della politica femminista semplicemente perché si è avuto il privilegio di nascere femmine.

“Il femminismo è per tutti” di bell hooks, edizione Tamu.

Sussurri tra le pagine per The BookAvisor.

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Angela Finelli

Classe 1987. Nata a Napoli, tra i vicoli e l'odore del ragù lasciato a "pappuliare" a fuoco lento già dall'alba. Amante dei libri da sempre, della buona cucina e delle mete insolite. Dipendente dal caffè, dalle risate spontanee e da quella punta di follia che rende la vita imprevedibile. Fiera sostenitrice del potere delle parole e dei sussurri nascosti tra le righe, quelli che lasciano un'impronta nella memoria e i brividi sulla pelle.

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