Le prime due letture che abbiamo affrontato (Il mantello di Dino Buzzati e i passi scelti da Dove non mi hai portata di M.Grazia Calandrone) ci hanno condotta sulle soglie di romanzi che, nel corso del Novecento italiano ed europeo (dopo Freud e dopo l’esperienza della guerra) hanno sottoposto alla nostra attenzione il concetto di età fragile accanto a quello denominato dalle scienze umane come morte del padre. Buzzati ne trascura la figura affidandolo alla immagine classica del lavoratore dei campi, Calandrone adotta personaggi maschili prendendoli a prestito dalla cultura patriarcale.
Il padre deve morire perché il figlio possa vivere.
Nella morte del padre risiede, però, una profezia che si ritorcerà contro i figli: nulla è stato ereditato, ogni valore che sia simbolicamente incarnato nel padre non soltanto scolora, ma non è stato mai trasmesso.
Ma oggi sembra emergere una nuova tendenza letteraria: i “nostri” padri, quelli che invocano oggi i trentenni e quarantenni, sono padri re-inventati, necessari per l’equilibrio sociale, ma molto “umani” e, per questo, vulnerabili. Fragili.
Citando Recalcati, il presente offre un’altra possibilità, quella di essere dei figli-Telemaco e dei padri-Ulisse: l’uno aspetta che l’altro torni. Nel frattempo sopporta la propria condizione mutilata e precaria, seppure con difficoltà, perché è certo che la promessa del padre – di ripresentarsi – non sarà una promessa vana. Il padre, tuttavia, non promette nessuna autorità, alcuna certezza, ma soltanto di desiderare fortemente la vita: quel desiderio è già un valore e un’eredità.
Nel romanzo di McCarthy, La strada, padre e figlio, entrambi senza nome, attraversano un mondo apocalittico e senza salvezza: il padre guida, ma non rappresenta una sicurezza, lui stesso ha paura, lui stesso procede cieco nel percorso – il percorso di un’epoca – sino a che in un lapsus significativo si sbaglia e si rivolge al proprio figlio chiamandolo “papà”. Chi accudisce e chi è l’accudito? Chi è il padre e chi è il figlio?
Si nasconde nei piccoli ribaltamenti quotidiani la chiave dell’inversione generazionale.
“Si sedettero sulla spalla amputata che un tempo sosteneva la strada e guardarono il fiume rifluire, spinto dalla marea, e ingorgarsi attorno alle travature di ferro.
E adesso cosa facciamo, papà? – disse l’uomo
Appunto, dimmelo tu, disse il bambino.
(da: C.McCarthy, La strada, Einaudi)
A cura di Sandra Tassi
Sandra Tassi legge “I padri degli altri” di Romana Petri
Vieni a parlare di libri con tutti noi, nel gruppo Facebook The Book Advisor