Di Versi in Versi: “Quasi madre” di Rita Pacilio
Oggi vi proponiamo un estratto da “Quasi madre” di Rita Pacilio, edito da Pequod.
Un indizio.
Cade il bicchiere mezzo vuoto sul tappeto.
Basta, sono stanca.
Ricominciare da lì
dalla cena al forno del giorno prima.
Lenzuola nuove ancora inamidate
comprate insieme mentre la passeggiata.
L’attesa dell’incontro
l’uso rimandato alla singletudine.
Papà è morto da un pezzo!
Il segno è nel bicchiere in cui beve xanax.
Che giorni benedetti! Mia cara mamma.
***
Oggi le ho detto: Benedici il Signore
anima mia!
L’ho vista coprirsi le orecchie
buttarsi all’indietro sulla poltrona
cancellare tutto con la mano bianca
cadere nelle spalle come una bomba
sui muri.
Se avesse versato lacrime
avrei ingoiato il mare
anche le ombre delle occhiaie
i suoi ottantasette anni e più.
Invece
stende il braccio per superare il vetro
la voglia di dire al mondo:
Portami a casa, qui non ci voglio stare.
Sbattono porte chiuse
si vede lo spigolo del tavolo
poggiarsi a terra:
Scappiamo finché siamo in tempo.
***
È passata solo un’ora tanti anni fa
mi chiami senza voce lasciando cadere
la bocca sul collo: Non vedi chi sono?
Ho tutte le parole e la memoria
se a udirti ti sfioro le unghie
e le orecchie tappate dalla plastica.
Potessi ricordare una carezza
quel poco amore che era tutto
per raggiungerti.
Potessi smettere di sentire l’odio
che agiti nella testa vecchia,
mi chiami tre volte, mai con il mio nome.
Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, sociologa, mediatrice familiare. Si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di saggistica, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Direttrice Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Per la poesia: Luna, stelle e … altri pezzi di cielo, Ciliegio forestiero, Tra sbarre di tulipani, Alle lumache di aprile, Di ala in ala, Gli imperfetti sono gente bizzarra, Quel grido raggrumato, Il suono per obbedienza, Prima di andare, Al polso porto catene, La ferita dei fulmini, La venatura della viola, Quasi madre. Per la prosa poetica: Non camminare scalzo, L’amore casomai. Per la saggistica: Pretesti danteschi per riflettere di sociologia. Per la narrativa: Cosa rimane. Per la letteratura per l’infanzia: La principessa con i baffi, Cantami una filastrocca, La favola dell’Abete, La vecchina brutta e cattiva. È stata tradotta in greco, in romeno, in francese, in arabo, in inglese, in spagnolo, in catalano, in georgiano, in napoletano.