“Tuamore” di Crocifisso Dentello, recensione: Un libro tra le mani.
Tuamore é il libro che Dentello (e chiunque) non avrebbe mai voluto scrivere.
A te che stai per “entrare” in questo libro, fallo in punta di piedi e passo leggero, perché qui c’è una quantità di amore tale che rischieresti di schiacciarlo.
Entra con un sorriso pieno e il cuore aperto, perché Melina amava prendere la vita così, con un’ironia spudorata capace di travalicare anche il più subdolo dei mali, capace di prendere la tragicità della vita e trasformarla in commedia brillante.
Lascia fuori la cupezza, il disagio e la vergogna, perché in queste pagine l’autore si spoglia di ogni pudore ed ha il coraggio dell’intimità, quella profonda, che ti fa sentire piccolo e improvvisamente disarmato, fragilissimo.
A te che aspetti di leggere questa storia pensando che sia una storia triste, di malattia e di morte, sappi che qui dentro troverai la vita, la forza di una donna abituata a non avere niente e a non desiderare alcunché, ma capace di spremere tutta la felicità possibile da quel poco a disposizione.
Troverai la sua risata, la sua inesauribile vitalità, la voglia di fare scherzi, di ridere così tanto da piegarsi in due e aggrapparsi alle gambe della sedia, ma attento, fai tesoro di qualche lacrima, perché ti serviranno anche quelle.
Melina sente la fine arrivare, si oppone con tutte le sue forze, la allontana con l’unica arma che possiede, l’allegria… ma ha paura.
Ha paura per sé, ed anche per i suoi affetti.
“Forse la mia fine non è così lontana. Faccio finta di non capire ma mi sono accorta di come mi parlano tutti, di come si muovono intorno a me. Sento che la mano con la quale mi toccano trema proprio perché si sforzano che non tremi.
Faccio finta di non capire perché mi fa paura che la loro paura sia più grande della mia.”
Troverai una madre un po’ ingombrante, spesso scomoda, chiassosa, fuori dalle righe, una di quelle che ti fanno vergognare davanti agli amici, ai professori… ma innegabilmente vera e simpaticissima.
E non pensare di poter chiudere il libro senza esserti innamorato di lei e, soprattutto, dell’amore di suo figlio Crocifisso, questo ragazzo così insicuro, e così profondamente solo.
Così solo da inventarsi vacanze e veglioni di Capodanno, trascorsi chiuso in una camera o in una cabina delle fototessere. Per farla felice.
Ora, tu che stai per iniziare a leggere questo libro, sai cosa devi fare.
Sai come devi maneggiarlo, con cura.
Quello che ancora non sai, invece, è che Melina è ancora qui, viva più che mai, nel dolore di suo figlio.
Dolore che lui non vuole addomesticare, non vuole lasciar andare, che tiene stretto a sé come un “cane al guinzaglio“, perché unico “luogo” in cui poterla rincontrare.
Ma questo dolore totalizzante ha chiesto di venire fuori, di essere incanalato e condiviso… ed è nato “Tuamore“.
“Scrivere era renderti giustizia, ripagarti di una vita di niente. Scrivere è stato un tentativo di essere figlio fino in fondo.”
Tuamore
Che neologismo bellissimo che racchiude al suo interno due parole in antitesi “tumore/amore“… un modo per poter esorcizzare il male, per poterlo chiamare senza sentirsi morire dentro, rivestendolo di luce, di speranza.
“Tumore/amore“: un vero e proprio ossimoro, ma anche due parole incredibilmente legate a doppio filo, in quanto non si può affrontare il primo se non si è sorretti dal secondo.
Ma io direi anche, e soprattutto, “tu/amore“.
“Tuamore” di Crocifisso Dentello, La Nave di Teseo editore. Un libro tra le mani.