“L’Anniversario” di Andrea Bajani: anatomia di una famiglia

L’Anniversario di Andrea Bajani
(Feltrinelli editore)
Calmo, lucido e struggente.
Un libro che mi ha messo a disagio, che mi ha fatto stare male, mi ha fatto provare molta rabbia e frustrazione, nonché la voglia di entrare nelle pagine e intervenire (lo so, è puerile, ma umano).
Un libro che sembra “semplice” ed invece é complicatissimo, perché può essere letto e “sentito” da almeno due diversi punti di vista: quello della storia di una famiglia vittima della violenza fisica, verbale e psicologica del cosiddetto “capofamiglia” (che parola orrenda!) e quello della crescita e formazione di un figlio intrappolato in un ordine delle cose da cui non riesce a uscire, neanche da adulto.
Anatomia di una famiglia
Un padre despota, tanto ingombrante quanto violento e maschilista.
Una madre sottomessa, succube, rassegnata a vivere tutta la vita più che all’ombra di suo marito, proprio in un punto cieco, presente ma invisibile a tutti, persino ai suoi stessi figli (che non riesce a proteggere).
Una figlia che cerca di ribellarsi, che cerca alleati per una rivoluzione, ma non trovandone, agisce in solitaria per affrancarsi dalla tossicità della figura paterna.
Ed infine un figlio, il narratore, che inglobato in questo sistema domestico totalitario, non riesce a prendere posizione, soffre ma non agisce, spettatore inerme, paralizzato in un ruolo che non gli consente di salvare nessuno, forse neanche se stesso.
D’altronde è impossibile salvare qualcuno che non vuole essere salvato, soprattutto poi se anche tu sei semplicemente un suddito alla mercé di un dittatore.
Fino a quando non capisce che l’unico modo che ha per non essere sopraffatto da questa eredità patriarcale è mettere una distanza e innalzare un muro tra lui e la sua famiglia d’origine.
Ed ecco “L’Anniversario”…
E questo libro vuole festeggiare appunto un anniversario, quello dei dieci anni dalla “liberazione“.
L’io narrante esordisce dicendo di voler scrivere un libro su sua madre, nonostante fatichi a mettere insieme ricordi definiti su di lei, in quanto figura evanescente che si aggirava per casa, che stava sempre un passo indietro, la cui voce era flebile, la cui vita ha preso esattamente la forma che l’uomo che le stava accanto aveva scelto per lei, una forma indefinita che occupava pochissimo spazio, quello necessario a prendersi cura della casa, cucinare e servire la famiglia.
Però le comprava la Settimana Enigmistica eh, e “la portava pure a passeggio“, mica non si preoccupava di garantirle degli svaghi!!!
I libri no, quelli erano solo per lui che, guarda un po’, non è riuscito neanche a diplomarsi, mentre lei che si era iscritta all’università (Lettere) e che ha “dovuto” lasciarla per lui, è stata declassata a semi-analfabeta, perché era intollerabile pensare di avere una moglie più colta, intelligente e preparata di lui.
Ed ecco che la narrazione di un’intera famiglia passa dalle mani di un’unica persona, lui, che decide per tutti cosa e come devono essere.
Ricostruzione di una madre
Dicevo, la voce narrante vuole finalmente portare sua madre sotto la luce dei riflettori, darle tutta l’importanza che le è stata negata, renderla protagonista di una vita passata a fare la comparsa, cercando di ricostruire la sua giovinezza, i suoi sogni, le sue aspettative, soffermandosi sui pochi, brevissimi momenti di felicità, ma per farlo dovrà necessariamente mettere in campo anche “lui“, il padre, e ne viene fuori che anche qui come nella vita, si prenderà tutta la scena, oscurandola ancora, da bravo padre-padrone che nulla concede a sua moglie.
Ma per quanto sia difficile scorporare le due figure, per quanto sia impossibile raccontare la violenza senza nominare “il male“, per quanto sia impossibile ridare la voce a chi ha dimenticato di averne una, (rassegnandosi ad essere “niente” perché il niente é pur sempre qualcosa), Bajani è riuscito nella delicatissima impresa di consegnarci una donna lieve, fortissima nella sua debolezza, a cui dona (da lontano) tutto il suo amore filiale ricostruendola da quel nulla in cui si è sempre nascosta.
Il telefono.
Bajani riesce a farci percepire tutta la sofferenza di una famiglia in trappola, vittima di allontanamento sociale, di privazioni materiali e affettive, a partire da un oggetto comune, o tale dovrebbe essere almeno, come il telefono.
Magistrale.
Magistrale bellezza narrativa e capacità di creare, in chi legge, continui cortocircuiti con il proprio passato, o dei propri genitori, o dei nonni (dipende dall’età), anche solo per dei flash, degli accenni.
Una scrittura profonda, analitica e distaccata, l’unica possibile per raccontare una storia del genere senza soccombere, senza ricadere nella spirale sentimentale della “famiglia a tutti costi”.
Non tutte le famiglie sono “sacre”.
“Ci si può liberare dai propri genitori?” si chiede l’autore.
Non solo si può, a volte si deve.
Quello che non è dato sapere é se poi ci si riesce davvero.
(Dopo “Un bene al mondo” e “Il libro delle case“, Andrea Bajani si conferma, ai miei occhi, uno scrittore di gran talento e profondità, di quelli che piacciono a me!)
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“L’Anniversario” di Andrea Bajani, Feltrinelli editore . Un libro tra le mani.