La vita, nella fase finale, è una rappresentazione tragica di ciò che ti ha portato ad essere quello che sei stato. Cambiare, dinanzi al precipizio che ti ingoia e che ti manda giù, sembra quasi una confessione o un’assoluzione senza sentenza per andare via più leggero. Se sei stato un criminale, un dittatore crudele nelle idee e nelle azioni, annusi la paura della fine che arriva sempre, per tutti, anche quando pensi di essere onnipotente.
In Hitler Mai prima di mezzogiorno di Helga Schneider conosci gli ultimi mesi del führer raccontati dalla voce di una delle ultime testimoni dell’orrore nazista, quando era ancora una bambina nascosta a pochi isolati dal bunker della Cancelleria. La narrazione mostra un Hitler per quello che è, alla fine della guerra e alla fine dei suoi giorni: un dittatore diverso. Non più l’uomo forte del regime, ma una larva malata, tenuta in piedi a fatica e a forza di psicofarmaci, eppure ancora capace di attimi di perversa lucidità.
Il libro è molto interessante. La narrazione ci consegna una parte della vita di Hitler che è rimasta nascosta, intima. La realtà storica, nella sua tragedia umana, è un monito affinché l’autoritarismo non storpi e non rovesci la vita di nessuno. La scrittura è evocativa, diretta, immediata e meditativa.
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“Hitler Mai prima di mezzogiorno” di Helga Schneider, edizioni Oligo. Dream Book.