Un libro tra le mani

“La figlia unica” di Guadalupe Nettel, recensione: Un libro tra le mani

LA FIGLIA UNICA, di Guadalupe Nettel, è un libro bellissimo.
Ci sono donne che scelgono di diventare madri e donne che scelgono di non farlo.
Poi ci sono quelle che vorrebbero, ma non possono.
E quelle che già lo sono e non vorrebbero esserlo più, per senso di inadeguatezza.

La maternità

La maternità è una condizione così intima e complessa, così ricca di incognite e sfumature, che ognuna di queste situazioni è degna di rispetto, nessuno può giudicare, nessuno può decidere cosa sia giusto per una donna se non se stessa.

L’avere o non avere figli, ma soprattutto il volere o non volere figli, non rende migliori o peggiori.
Questa società dovrebbe smetterla di mettere alla gogna, di pressare, chi fa una scelta diversa da quella “socialmente” considerata giusta.
Ma giusta per chi poi? 
Forse per la Chiesa? Per Dio?
Per la conservazione della specie?
In realtà è soprattutto un retaggio storico e culturale che vuole da sempre la donna impegnata nell’accudimento dei figli, considerando una donna tale solo in quanto madre.

In questa storia troviamo tante diverse declinazioni della maternità: quella rifiutata a priori, quella desiderata, quella negata, quella subìta. Io ne ho intravisto anche un’altra… quella accettata

Tutte queste donne, ognuna col proprio vissuto, con i propri desideri e bisogni, ma anche debolezze e paure, creeranno inconsapevolmente una rete di supporto reciproco, donando e donandosi l’un l’altra senza nessuna pressione sociale, senza nessun dovere a monte che le obblighi a comportarsi in un certo modo. 

Si può essere madri anche senza esserlo biologicamente, in molti modi e molte forme.

Ma, a guardar bene, questo libro non parla neanche di maternità in senso stretto, quanto più di un “prendersi cura“.
È ampiamente dimostrato, dalla vita e dalla natura, che si può amare e accudire anche chi non è sangue del proprio sangue.
Alcuni uccelli depositano (abbandonano) le loro uova nel nido di altre specie lasciandoli crescere da altri, e questi altri si ritrovano a prendersi cura di piccoli “estranei” come se fossero i propri.
Che cosa terribile e meravigliosa insieme!

E poi c’è la disabilità, le malformazioni genetiche, la depressione, il disagio infantile, il femminismo…
Tanto.

La scrittura di questo romanzo (ispirato ad una storia vera, di un’amica della scrittrice) è apparentemente semplice, ma la sua semplicità è solamente al servizio di un contenuto ad alto tasso emotivo, pieno di sfaccettature e di significati nascosti sotto una narrazione lineare.
La Nettel sa essere diretta, efficace, ma allo stesso tempo dolce e sensibile.

Un libro bellissimo, che dà speranza anche dove sembra non essercene più.
Un libro che dovrebbero leggere tutte le donne.
E tutti gli uomini. Soprattutto loro.

“La figlia unica” di Guadalupe Nettel, La Nuova Frontiera editore. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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