“James Brown si metteva i bigodini” di Yasmina Reza: Io sono Céline Dion!
“JAMES BROWN SI METTEVA I BIGODINI” di Yasmina Reza
Ho iniziato a leggere questa piccola piece teatrale al buio, senza sapere di cosa trattasse ed ho subito avvertito, dopo poche pagine, che un piccolo cassettino della memoria si stava aprendo, avevo come l’impressione di aver già sentito parlare di Pascaline, Lionel e del loro figlio Jacob che crede di essere Céline Dion.
Sentivo di averli già conosciuti, ma non riuscivo a ricordarmi né dove né quando… poi mi sono documentata ed ho scoperto che questo libro è una sorta di continuazione di un racconto contenuto in “Felici i felici” (2013), che io ho letto quattro anni fa.
Eureka!
E quindi eccoci di nuovo qui, insieme a questa coppia così educata, affiatata, equilibrata, così dignitosamente disperata di fronte ad una situazione che, se non riguardasse il loro figlio, avrebbe un che di ridicolo.
E invece non hanno affatto voglia di ridere quando, ogni giorno, vanno a trovare il loro Jacob ricoverato in una costosa clinica per disturbi mentali dove lui /lei pensa di stare per far riposare la voce e il corpo in vista di una lunga tournéè.
Jacob, cucciolotto…
Jacob che parla con l’accento canadese, Jacob che protegge la gola con i foulard per evitare gli abbassamenti di voce, Jacob che canta e si esibisce in piccoli “tremendi” show a beneficio dei suoi genitori (che lui non considera più tali e che chiama con il loro nome), Jacob che fa amicizia con Philippe, un ragazzo bianco (con le scarpe più belle del mondo) convinto di essere nero, e lo aiuta nel suo progetto di piantare un albero nel parco della struttura, anche se è vietato.
Philippe tratta Jacob come se fosse Céline, Jacob tratta Philippe come se fosse nero.
Se dici di essere qualcuno o qualcosa, lo sei.
Anche la psichiatra che li ha in cura (che gira in monopattino per i corridoi, che guida senza usare il freno, che fa conferenze riabilitando l’immagine delle sorellastre di Cenerentola…) li asseconda nelle loro convinzioni… e questo manda in confusione i due coniugi sempre più soli e spauriti di fronte ad un qualcosa più grande di loro.
“LIONEL Perché accettiamo tutto questo, Pascaline?
PASCALINE Che altro possiamo fare?
LIONEL Siamo deboli. Siamo perduti.
PASCALINE Siamo perduti.
LIONEL Ha i bigodini…
PASCALINE Gli artisti li usano. Pure James Brown si metteva i bigodini.”
É commovente vederli mentre cercano di sorridere e di sembrare felici perché il loro “cucciolotto” li vuole vedere allegri.
Uno sforzo che racchiude in sé tutto l’amore del mondo.
É straziante la loro compostezza, il loro pudore, anche nel vivere un incubo da cui non sanno come uscire.
É struggente sentire Lionel rimproverarsi le sue insicurezze scambiate per educazione, la sua incapacità di parlare, di agire, la vergogna di non essere riuscito a portare moglie e figlio, tanti anni prima, in una piscina perché incapace di chiedere due sdraio!
“Quando penso a Jacob mi dico che questo povero ragazzo non poteva continuare a essere il figlio del tizio della piscina di Ouigor. Un tizio che non sa come farsi dare una semplice sdraio. Che non sa come rivolgersi al cassiere. Che ha paura di essere un pesce fuor d’acqua, di avere l’aria di uno che non si è mai fatto dare una sdraio. Un tizio che si aggira davanti alla cassa con la moglie e il figlio chiedendosi se è permesso stendersi direttamente per terra con un telo o se tutti hanno diritto a una sdraio, se bisogna pagare, o lasciare una mancia – la mancia mi paralizza, è un eterno dilemma – e che finisce per non fare né una cosa né l’altra.”
Finale immerso nella nebbia, amaro…
Solo Yasmina Reza è capace di farti ridere e di farti venire i brividi nel tempo di un solo rigo.
Solo lei riesce a scavare nelle tue ossessioni, nelle tue paure e a metterti davanti a interrogativi più che difficili: chi è veramente folle? Chi è imprigionato in un corpo che gli altri non vedono o chi è imprigionato nelle proprie gabbie mentali?
E perché non dire esattamente come stanno le cose?
“Dove bisogna andare, se si vuole sognare?”
Ma la Reza non pretende di dare una risposta o una spiegazione a tutto questo, né di affrontare nel breve viaggio di queste pagine il tema dell’identità, della malattia psichiatrica o dell’accettazione della stessa da parte della società.
Ce lo dice lei stessa all’inizio del libro: “Nessun realismo”!
Vuole raccontarci delle storie, emozionarci, e possibilmente, farci riflettere sulle battaglie che ognuno combatte da solo… che poi è quello che deve fare la letteratura e tutte le arti in generale.
Per me, lei è una fuoriclasse!
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“James Brown si metteva i bigodini” di Yasmina Reza, Adelphi edizioni . Un libro tra le mani.