Un libro tra le mani

“Io codardo guardavo il cielo” di Misumi Kubo, recensione: Un libro tra le mani

“IO CODARDO GUARDAVO IL CIELO di Misumi Kubo (Rizzoli editore / 318 pagine )

Questo 2022 è stato, per me, l’anno della letteratura giapponese contemporanea.
In passato avevo provato Murakami senza troppi entusiasmi, ma la lettura della Shimazaki, con le sue bellissime pentalogie, mi ha fatto scoprire un mondo, una delicatezza e un senso di pace che non mi aspettavo, facendomi avvicinare anche ad altri autori giapponesi.
Mieko Kawakami, per esempio, di cui ho letto il bellissimo “Heaven“, ho poi rivalutato una mia vecchia lettura della Yoshimoto (“Ricordi di un vicolo cieco”) apprezzandola tantissimo.
Boh, forse sono cambiata io…
Io, che sono una masochista letteraria, adesso sento il bisogno di rifugiarmi nelle atmosfere nipponiche che, anche quando trattano temi forti e dolorosi, riescono a rimanere lievi.

Tematiche forti, scrittura lieve

In questo romanzo, infatti, le tematiche sono tutt’altro che leggere: bullismo, condizioni economico/sociali difficili, una sorta di Revenge Porn, la maternità (mancata), l’iniziazione sessuale e, più in generale, la facilità di giudizio di una società che etichetta e condanna senza appello sulla base di pochi elementi e calpestando tutto: integrità fisica e mentale delle persone coinvolte.

Essere giudicati in modo spietato in un’età precoce può davvero rovinare la vita.

La narrazione parte con la storia di Anzu (donna adulta e sposata con un passato pieno di bullismo e un presente fatto di continue vessazioni) e Saito (ragazzo liceale), della loro relazione extraconiugale e del terremoto esistenziale che sconvolge le loro vite, sopratutto quella dell’adolescente, nel momento in cui tale relazione non solo viene scoperta, ma anche messa in pubblica piazza e data in pasto ad una società affamata delle debolezze altrui.
(C’è da dire anche che la società giapponese ha fortissimi tabù sul sesso, per cui le conseguenze dei fatti narrati in questo libro, forse, qui in occidente avrebbero un impatto meno travolgente.)
Da qui in poi il libro prende una piega bellissima, perché abbandona un po’ il tema della relazione adulterina fine a se stessa e si dirama in mille direzioni che coinvolgono non solo i due personaggi iniziali, scavando nel loro passato e nella loro psicologia, ma anche in quella delle figure che ruotano loro intorno e che ci raccontano la storia vista da nuove prospettive e arricchita dal racconto delle loro vicende personali e familiari.

Basta poco e tutto crolla

Ne viene fuori un romanzo ricco, pieno di sfaccettature, di umanità e di codardia, di amicizia e di invidie, di incertezze sul futuro e continue ripercussioni del passato, uno spaccato di un piccolo quartiere perennemente alla mercé di un fiume, capace di inondarlo e cancellarlo in qualsiasi momento, proprio come può accadere nella vita: oggi è tutto sereno, domani l’acqua, intesa come conseguenza delle tue scelte, può inghiottirti per sempre, trascinando nel suo scorrere impetuoso tutto quello che hai cercato di costruire.

Mi è piaciuto davvero molto.

Rizzoli, nel Giugno scorso, ha inaugurato questa collana chiamata “Kimochi” (che vuol dire “sensazione“, “atmosfera“, “stato d’animo“) interamente dedicata al Giappone, e questa è la sua quinta uscita, ma credo proprio che recupererò i precedenti e li leggerò tutti.

“Io codardo guardavo il cielo” di Misumi Kubo, Rizzoli editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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