Camminare lungo sentieri ripidi, fangosi, inoltrarsi in strade impervie a passi lenti, scanditi dal rumore di foglie secche miste a neve che si disintegrano sotto la gomma di pesanti scarponi. Incontrare lungo la strada uomini e donne con abiti pesanti e logori, dai volti induriti, sguardi severi, con occhi che trasmettono ruvidezza, fatica e, a loro modo, condivisione, appartenenza a una comunità. Isolata, apparentemente dimenticata, ma estremamente reale, unica soluzione possibile per affrontare quelle colline che non regalano sorrisi.
Eppure c’è amore anche lì: è l’amore che lega indissolubilmente gli uomini alla propria terra, a quelle desolanti lande costellate da baracche di legno, rumorosamente riempite dagli ululati dei lupi, dove il freddo spacca la pelle e congela i pensieri. E allora basta una bottiglia di whisky per sciogliere le lingue, per tornare a sentire il sangue scorrere nelle vene e capire che, nonostante siano terre di nessuno, la speranza di riscatto è sempre lì, pronta a uscire fuori come una molla, perché l’orgoglio, quello sì, è l’elemento che non manca mai.
“Fenton si piegò in avanti per resistere al vento gelido che arrivava dalla conca, chiusa tra i fianchi ripidi delle colline. Digrignò i denti, cercando di non tremare. La neve gli ricopriva le spalle, come uno scialle portato al vento. I molari destri pulsavano, e si domandò se col freddo il ponte d’oro che aveva in bocca non si stesse rimpicciolendo. Il vento scivolò via, rimpiazzato dal verso di un coyote. Quello sì che metteva i brividi”.
Nelle terre di nessuno Chris Offutt racconta dunque il Kentucky, e lo fa attraverso nove racconti intensi, profondi, toccanti, attraverso i quali esplora l’asprezza della vita in collina, ribadendo però che anche lì dove mancano risorse, disponibilità e agi, è pur sempre possibile trovare una declinazione dell’amore.
“Nelle terre di nessuno” di Chris Offutt, edizioni Minimum Fax. Libri in Pillole.