Un libro tra le mani

“Il senso dell’elefante” di Marco Missiroli, recensione: Un libro tra le mani.

Di questo libro, “IL SENSO DELL’ELEFANTE”, di Marco Missiroli, mi è piaciuto tutto, ma proprio tutto… anche quelle cose che potrebbero sembrare dei difetti.

È un libro che seduce con la sua atmosfera nebbiosa in bilico tra passato e presente, con la sua densa nostalgia, un po’ fuori da ogni tempo e da ogni luogo (pur essendo ambientato in un posto ben esplicitato).
Mi ha emozionato, commosso (fino ai lucciconi negli occhi), fatto riflettere, spiazzato, sconvolto.
Cosa deve fare di più un libro?!?

Molti temi, nessun giudizio 

Mi è piaciuta la storia che trasversalmente tocca tante tematiche, tutte di grande impatto emotivo: amore (mai vissuto, proibito, tradito), abuso, paternità, malattia, eutanasia, aborto, omosessualità, suicidio, disabilità, religione…
Troppi?… forse, ma calibrati benissimo, senza forzature. E, soprattutto, senza giudizio alcuno.

Mi è piaciuta la struttura letteraria piena di piccoli flashback che, goccia a goccia, ti portano a comprendere ciò che è stato (senza essere didascalici, anzi, lasciando sempre qualcosa di sospeso, di inspiegato).

Mi è piaciuta l’ambientazione, il condominio, visto come un microcosmo in cui i protagonisti si muovono, agiscono, pensano, e dove la guardiola del portinaio fa da custode alle mille sfaccettature, segreti e tragedie che si celano dietro le porte degli inquilini.
Lui, il portinaio Pietro, è l’occhio che scruta, ma anche il nucleo attorno al quale ruotano tutti, come incapaci di allontanarsi troppo dal suo sguardo.
I personaggi sono appena abbozzati, Missiroli non ti concede di “entrare” nei loro pensieri, eppure sono pieni di pietas, capaci di darti tanto: pochi tratti, ma essenziali.

Mi è piaciuta la scrittura secca, direi quasi avara, perché in tutti i non detti racchiusi in queste pagine c’è il vero senso del romanzo.
Quello che viene taciuto è protagonista, e sarà motore di ogni accadimento.

Ho trovato immagini bellissime, che spero rimangano in me per sempre: un valzer ballato da due uomini sul tetto di un palazzo tra le lenzuola stese, un bambino malato terminale che vuole solo andare al lago, un’audiocassetta che riproduce la giovane voce di chi, non potendo più fare i dribbling che tanto amava, chiede di morire, e un padre che lo vuole accompagnare, anche se ha paura.
Perché c’è una cosa che accomuna tutti i padri, ed è l’impotenza di fronte alla sofferenza di un figlio.

L’elefante è un animale con un istinto innato, quello di proteggere tutti i piccoli del branco, indipendentemente dai legami di sangue, proprio come accade ai personaggi di questo libro, pronti a tutto, a gesti anche molto discutibili, pur di aiutare qualcuno a cui tengono.

Il “prendersi cura” è il leitmotiv di tutta la storia, si manifesta sotto svariate forme e culmina in una sua manifestazione che va oltre il lecito, l’etico e il morale.
Sconvolgente.
E bellissimo.

Un libro, in un certo senso, “pachidermico“.

“Il senso dell’elefante” di Marco Missiroli Guanda editore. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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