Un libro tra le mani

“Il dolce domani” di Russell Banks: un paese che perde i suoi bambini, perde il suo senso

“IL DOLCE DOMANI “ di Russell Banks 

(Einaudi, 264 pagine, Traduzione di Massimo Birattari)

Questa é una storia di dolore e memoria collettiva, è il racconto del “giorno dopo” di una tragedia, dei modi che un intero paesino, immerso tra le montagne a nord di New York, mette in atto per sopravvivere e per convivere con l’assenza, la rabbia, i sensi di colpa, la voglia di trovare un colpevole, ma anche il bisogno di non turbare quel che resta di una comunità a brandelli.

Sam Dent, Gennaio 1985.

Uno scuolabus pieno di bambini e ragazzini, in una freddissima mattina di neve, esce fuoristrada e precipita in una cava piena di acqua ghiacciata.

Muoiono 14 bambini, altri si salvano.

L’autista, Dolores Driscoll, donna amata e stimata da tutta la comunità, ne esce illesa: un cane, pare abbia visto un cane, ma forse no…l’ha solo immaginato. Non lo sa.

Libro a quattro voci…

La sua è proprio la prima delle 4 voci di questo romanzo, poi c’è quella di Billy, il padre di due gemelli morti nell’incidente, quella di Nichole, 14enne ex cheerleader, sopravvissuta ma senza più l’uso delle gambe e quella di un avvocato di città che fiuta la possibilità di una class-action di tutti famigliari delle vittime contro il Comune, la scuola e qualunque altro ente sia possibile incolpare per ricevere indennizzi milionari.

Le loro voci ci racconteranno molto più di una storia tragica di dolore inaccettabile, porteranno a galla situazioni pregresse, segreti, abusi, dipendenze, tradimenti… vanno a scavare negli angoli più nascosti di vite che forse erano a pezzi già prima della tragedia, ci mostra il lato oscuro della provincia americana che si nutre di non-detti, di rimorsi, di fallimenti, di infelicità.

Uno sguardo obliquo

A dispetto della trama e delle tematiche affrontate, questo non è un libro “disperato“, c’è una tristezza intrinseca nei fatti accaduti, certo, ma non nel modo di narrarli perché lo sguardo di Banks sulla tragedia è uno sguardo obliquo, diagonale, che permette di mantenere una certa distanza dal dolore ma allo stesso tempo è capace di coinvolgerti e turbarti.

Il dolore stesso, quello dei familiari, dei sopravvissuti, della comunità intera, sembra congelato, come conservato in un comparto a tenuta stagna, soffocato, ma comunque pulsante sotto la superficie, pronto a esplodere.

Banks è riuscito perfettamente a consegnarci l’immagine di un “dolore paralizzante“, un qualcosa di così grande e insostenibile da non poter essere contenuto all’interno del complesso sistema delle emozioni umane.

E quindi mentre tutto sembra procedere tranquillo, mentre si continua a vivere una quotidianità amputata e silenziosa, l’arrivo di un elemento esterno che vuole stravolgere tutti gli equilibri, risveglia in qualcuno la volontà di ripristinare una sorta di “rispetto” verso ciò che é successo e la possibilità di mettere in atto una resa dei conti privatissima, anche a costo di mentire.

Il dolce domani

Il dolce domani è un luogo sospeso dove vive chi è morto dentro, un aldilà per chi, suo malgrado, rimane.

É un avvenire illusorio che non arriverà mai, perché un paese che ha perso i suoi bambini non può avere nessun futuro.

“Un paese che perde i suoi bambini perde il suo senso.

Senza di loro va in pezzi, una comunità si trasforma in individui isolati sparpagliati dal vento.

Tutti noi (Nichole, io, i bambini sopravvissuti all’incidente, e quelli che erano morti) era come se adesso fossimo cittadini di un altro paese, come se fossimo un paese di solitari che vivevano in un dolce domani.”

Insomma è un libro bellissimo, scritto magnificamente, lucido, raffinato, malinconico e crudele, e ti lascia in bocca un sapore strano, quello dell’indeterminato, del dubbio.

Ma poi… è davvero così importante attribuire una colpa?


(P.s.: Non è propriamente una storia vera, ma l’autore ha tratto ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto in Texas)


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“Il dolce domani” di Russell Banks, Einaudi editore . Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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