Davvero molto bravo Forgione a raccontarci di questi “giovanissimi” ragazzini di Soccavo (quartiere periferico e “difficile” di Napoli) che, tra una partita a pallone, un giro sul motorino, i fumetti di Dylan Dog, amori acerbi e piccoli grandi crimini, cercano di crescere, da soli, tenendosi stretti i loro sogni, e facendo la gimcana tra le delusioni, le difficoltà e i grandi vuoti della loro vita.
“La vita.
La vita non è altro che un’inconsapevole attesa. Poi arriva, e fa male.”
“Non gli dissi che la mattina mi svegliavo stanco.
Non gli dissi che passavo le notti allenandomi a non soffrire.”
Cerco me, nell’assenza di te
Ci parla attraverso la voce di Marocco, quattordicenne impegnato nella dura impresa di capire se stesso, il rapporto con suo padre e quello con l’assenza di sua madre, andata via da 5 anni senza una parola, e che gli ha lasciato dentro una rabbia malinconica che non gli dà pace.
E che pervade ogni pagina del romanzo.
“Al buio, con gli occhi aperti, non mi concentrai davvero sul provino, ma sull’eventualità di diventare un calciatore famoso.
Perché se lo fossi diventato mia madre avrebbe potuto ricevere mie notizie, guardarmi, e magari, nel vedermi, nel pensarmi, le sarebbe tornata la voglia di stare con me, come per quei pensieri che dimentichi di avere, ma che poi te ne ricordi e non puoi più ignorarli.”
Giovanissimi: crescita, scoperte e delusioni
Un ritratto intenso di una realtà fatta di prime volte, di scoperte, di esperienze che traghettano alla vita adulta, non senza lasciare segni, lividi e ferite durante il percorso.
Forgione riesce, con la sua scrittura asciutta ed essenziale, a farci tornare adolescenti, a farci riprovare quella vergogna nel non sentirci come vorremmo, la paura di non essere all’altezza, la scelta di fidarsi in nome dell’amicizia (anche quando ci si sente traditi), il sapore del primo vero bacio, il tumulto interiore durante la scoperta del corpo dell’altro, quell’amore che apre possibilità inaspettate, e tutto il turbinio di dubbi ed esitazioni dello stare al mondo, in un’età in cui molto spesso i confini di questo mondo passano dall’immensità di un universo popolato dagli Ufo alle quattro mura dei bagni della scuola.
“Mi sembrava d’impazzire e avrei voluto prendere a testate i muri fino a farli cadere. Non per scappare ma per rompermi la testa.
Mi sembrò di incontrare dei vuoti e che quei vuoti non fossero altro che le strade che percorrevo.
Pensai che quel che vedevo, tutto quello su cui posavo gli occhi, era la vita che non mi apparteneva.”
Ho letto queste 224 pagine in apnea, con un senso di ansia che non riuscivo a mandare via, con la paura di affezionarmi troppo, come sempre mi accade con i protagonisti ragazzini, per poi vederli sbagliare, soffrire…
Perché ci sono errori che fanno crescere, che temprano… ed altri da cui non si torna più indietro.
“Non siamo altro che cose che rotolano giù per una discesa e che prima o poi si fermeranno.
Perché siamo vivi finché ci muoviamo.
Perché siamo vivi finché andiamo giù.”
Emozionante e spregiudicato, come l’adolescenza.
Crudo e amaro, come le aspettative deluse.
Doloroso, come dolorosa è la ricerca di se stessi.
Struggente e brutale, come la fine dell’innocenza.
Un romanzo bellissimo, scritto benissimo.
“Giovanissimi” di Alessio Forgione, NN editore. Un libro tra le mani.