Un libro tra le mani

“…e ora parliamo di Kevin” di Lionel Shriver, recensione: Un libro tra le mani

“…E ORA PARLIAMO DI KEVIN”  di Lionel Shriver è un libro difficilissimo da metabolizzare.

Se non avessi già visto il film anni fa, e non conoscessi tutta la storia, questo libro mi avrebbe sconvolta, pietrificata, gelata.
Ma sapevo già tutto… e proprio per questo non mi capacito del perché ogni pagina di questo romanzo mi abbia sconvolta, pietrificata e gelata.

Forse perché è una storia potentissima, raccontata magistralmente, una storia che, per quanto tu possa aver già sentito o visto, non potrai mai fartela scivolare addosso, non ti abituerai mai all’orrore che ti procurerà, non riuscirai mai a comprenderla fino in fondo, e non riuscirai a fare a meno di porti delle domande, di guardarti dentro e chiederti “ed io? come sono io?”.
Soprattutto se sei madre.
Forse perché è una storia, una brutta storia, che potrebbe essere la storia di tutte le donne che hanno un figlio.

No, non posso e non voglio raccontarvi niente, dovrete entrarci da soli e inconsapevoli in questo inferno.

L’unica cosa che mi sento di condividere sono le mie riflessioni… ma chiamiamole pure paure!
Le madri sono sempre responsabili delle azioni dei figli? Soprattutto delle azioni sbagliate?
Il rapporto madre/figlio è sempre alla base di tutto?
(Eh, Freud ci ha costruito tutto il suo pensiero su questo…)

Partiamo da un punto fondamentale: non tutte le madri vogliono davvero essere madri quando lo diventano.
Molte gravidanze indesiderate vengono comunque portate a termine.
E mica tutti quei bambini saranno futuri criminali, assassini o serial killer, no?

Alcune “pensano” di volere un figlio… magari influenzate dal desiderio del partner, o della famiglia o della società, ecc., ma nessuna può sapere in anticipo come si sentirà veramente e quali sentimenti proverà.
Nessuna.
E quante sono le donne che (giustamente direi!) non rinunciano al lavoro e alla carriera anche dopo la nascita di un figlio?
Essere madre non significa mica spogliarsi di se stesse per rimettersi completamente alla volontà del nascituro!
Si trovano degli equilibri, si fanno degli “aggiustamenti”, si procede insieme, solitamente commettendo molti errori, si sbaglia, poi si sbaglia ancora, fino a trovare (forse, si spera) la giusta via da percorrere.
Ma mica tutti i figli delle donne che lavorano hanno commesso degli omicidi di massa, no?

Ma vengo al punto: si può nascere cattivi e basta?

Ecco, questo romanzo esplora gli abissi del cosiddetto “senso materno” e della sua assenza, del disturbo sociale e della “cecità genitorialità”, e lo fa in modo spietato, spietatamente lucido, crudo e destabilizzante.

Questo romanzo è un faro luminosissimo su fatti di cronaca (nera) che tristemente imperversano sempre più numerosi nel mondo, e in America in particolare.

Non da ultimo, questo romanzo è un attacco diretto e feroce al sistema americano, alle sue leggi troppo permissive sul possesso delle armi.
Anche se dire “permissive” è un eufemismo… visto che il secondo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce il diritto di possederne.

Lettura emotivamente devastante, strutturata sotto forma epistolare unilaterale, con un finale sconcertante, meravigliosamente commovente.
Non lo dimenticherò mai.

(Bello anche il film, che ho voluto rivedere, ma adesso che ho letto il libro mi sento di dire che non c’è paragone…)

 

“…e ora parliamo di Kevin” di Lionel Shriver, Piemme edizioni. Un libro tra le mani.

 

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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