E dal cielo caddero tre mele è magia, è dolore, è incanto.
…una per chi ha visto
…una per chi ha raccontato
…una per chi ha ascoltato
Così si concludono le fiabe armene, un po’ come il nostro e vissero felici e contenti. Così vuole la leggenda di Maran, paesino armeno arroccato tra le montagne, isolato, semidistrutto dal terremoto, dalla carestia, dalla guerra.
A Maran tutto è pietra: terra, case, alberi…persone.
Gente scolpita nelle tradizioni, nelle antiche credenze, rituali, superstizioni. Gente abituata a seppellire le persone amate. Gente rassegnata a vivere gli eventi così come “qualcuno o qualcosa” ha deciso che fossero…ad accettare l’avvicendarsi di accadimenti misteriosi, segni provvidenziali, visioni salvifiche. Ma anche una comunità resistente, molto unita, pronta a soccorrersi, sopratutto nelle avversità, nel dolore. E proprio fra queste persone pietrificate nella loro infelicità, quando ormai sembrava non esserci più nessun futuro, quando tutto giaceva immobile, vecchio e finito, ecco spuntare un fiore.
E respiro, una crepa di luce.
La notte-maga avrebbe difeso la sua gioia facendole rotolare fra le mani le mele che, come vuole la leggenda di Maran, avrebbe fatto cadere per lei dal cielo: una per chi ha visto, una per chi ha saputo raccontare e una per chi ha ascoltato e ha creduto nel bene del mondo.
Racconto dal sapore tragico e magico, che attraversa un secolo di storia, che ti affascina con una prosa pulita, con un’atmosfera che si divide tra fiaba e realtà, che apre una finestra su un popolo, quello armeno, segnato da grandi ferite, ma sempre aperto alla speranza.
E nel momento in cui tutto sembra essere accaduto, in cui la vita sembra compiuta, ecco che si schiude il miracolo, la pietra respira. E nasce l’incanto.
(P.s.: il brano sull’apocalittica invasione dei ratti e poi delle mosche è sconvolgente, qualcosa di terribile, scritto davvero divinamente.)
“E dal cielo caddero tre mele” di Narine Abgarjan, Francesco Brioschi Editore. Un libro tra le mani.