RecensioniSopra le righe

Kurt Vonnegut, Ricordando l’apocalisse. L’incubo indelebile del passato.

Le amare e lucide considerazioni di Vonnegut restano attuali anche oggi.

In questa raccolta di dodici pezzi scelti dal figlio, Ricordando l’apocalisse, c’è tutto Kurt Vonnegut: lo sgomento per gli orrori del passato, la condanna del razzismo, le sue considerazioni sulle ideologie politiche che hanno plasmato il Novecento. Su tutti permane, come tema dominante della sua narrativa, quello della guerra, in particolare il terrore e l’incredulità per il bombardamento di Dresda durante la seconda guerra mondiale, episodio che lo scrittore visse in prima persona e da cui uscì miracolosamente illeso, rifugiandosi in un mattatoio (esperienza da cui nasce il suo capolavoro “Mattatoio n. 5”).

In Ricordando l’apocalisse di Kurt Vonnegut, colpisce il talento dell’autore nel riuscire a offrire una prospettiva sempre diversa della stessa esperienza, adattando forme differenti al narrato, di cui l’eclettico stile dello scrittore si fa lirico pennello o affilato scalpello.

Ricordando l’apocalisse: fare la guerra per la guerra

Nel racconto “Da tutte le strade si alzeranno lamenti” Vonnegut descrive con spietato umorismo il tragico bombardamento della città tedesca, mettendo in luce il meccanismo della guerra per la guerra, della sopraffazione fine a se stessa, senza scopo reale se non quello di un’oscena volontà del male. Ed è così che, afferma lo scrittore, gli Americani assaporarono il gusto di colpire il nemico sotto la cintola, distruggendo abitazioni civili, ospedali, chiese, scuole. Tutto raso al suolo da bombe cadute ben lontano dagli obiettivi militari dichiarati. D’altronde, aggiunge Vonnegut, “il bombardamento a tappeto oggigiorno è di gran moda”.

Lo spirito di vendetta dei vincitori

Ricordando l’apocalisse – copertina

L’impressione di questa vicenda si fissò indelebile nella mente e nella penna dello scrittore, come è evidente quando, nello stesso racconto, afferma: “non è facile razionalizzare la soppressione dei vigneti dove matura l’uva dell’ira mentre si mettono dei neonati in un cesto o si aiuta un uomo a scavare dove crede che possa essere sepolta sua moglie”. Con lucido cinismo, Vonnegut ha il coraggio di fare ad alta voce dichiarazioni scomode, evidenziando lo spirito di vendetta che ha spesso foraggiato i vincitori della seconda guerra mondiale e non solo.

Un bambino che ha conosciuto solo la distruzione del conflitto bellico

Nel racconto “Buon compleanno”, Vonnegut narra di un bambino che è cresciuto conoscendo solo la guerra e il cui quotidiano è definito da palazzi divelti dalle bombe, militari e carri armati. Un giorno riceve da un vecchio soldato un inaspettato regalo per il suo compleanno: un’intera giornata lontano dalla guerra. Il soldato lo conduce, pertanto, in un bosco, dove i suoni delle battaglie sono attutiti, vicino a un ruscello e a una vecchia chiesa dove il bambino possa vedere le cose com’erano prima del conflitto. Ma lui è nato quando questo era già iniziato, la distruzione è il solo orizzonte che conosca, e, di fronte a quell’insolito silenzio, resta disorientato e deluso.

Definire Vonnegut autore di mera fantascienza è senza dubbio riduttivo, e leggerlo oggi ci immerge nel piacere di una narrazione senza tempo, affilata, cinica, amaramente ironica e, purtroppo, tristemente attuale.

IL VINO

Lettura da accompagnare a un buon Sangiovese, vino immediatamente riconoscibile e particolarmente adatto all’invecchiamento, come le opere di Vonnegut.

LE CITAZIONI

Kurt Vonnegut

“Se Gesù oggi fosse vivo, lo uccideremmo con un’iniezione letale. Ecco quello che io chiamo progresso. Lo dovremmo uccidere per la stessa ragione per cui venne ucciso la prima volta. Le sue idee sono troppo avanzate, tutto qui”.

“Che il nemico l’abbia fatto per primo non c’entra nulla col problema morale. Ciò che ho visto della nostra guerra aerea, mentre il conflitto europeo si avvicinava alla fine, aveva le irrazionali caratteristiche della guerra per la guerra”.

Ricordando l’apocalisse, Kurt Vonnegut, Bompiani Editore, a cura di Sopra le righe.

Michela Bilotta

Sono nata a Salerno e vivo da oltre dieci anni a Bruxelles, dove mi occupo di comunicazione e ufficio stampa. Giornalista pubblicista dal 2007 e sommelier professionista, ho maturato un’esperienza ventennale come direttrice creativa, editor e addetta stampa per case editrici, agenzie pubblicitarie, testate giornalistiche, ONG internazionali e istituzioni europee. Ho, inoltre, pubblicato guide turistiche, racconti e manuali per concorsi a cattedra. Ho seguito, e continuo a seguire, corsi di scrittura creativa e tecniche narrative, ho sempre usato le parole per lavoro e per passione, e il mio amore per la scrittura è pari solo a quello per la lettura. La metrica dell’oltraggio, edito dalla Jack Edizioni, è il mio primo romanzo edito e tratta dei diversi aspetti della violenza di genere, partendo dalla tragica storia della poetessa Isabella Morra, assassinata dai fratelli, fino ad arrivare al fenomeno dei femminicidi oggi. Il libro ha destato l’attenzione della stampa nazionale, è entrato nell’elenco ufficiale dell’AIE come testo scolastico ed è stato presentato alla Camera dei deputati. Il mio racconto “Controtempo” è stato pubblicato nell’antologia “Due anni di Jack”. Tre miei racconti sono stati pubblicati nell’Antologia “Ad alta voce”, a cura della scrittrice Sara Rattaro.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio