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“Dracula ed io” di Gianluca Morozzi: recensione libro

Conosco diversi tipi di Morozzi. Quello thriller, quello giallo, quello horror, e quello con cui vado più d’accordo: quello divertente (avrei voluto dire quello sciocco, ma mi pareva una parola poca carina, così scrivo questa parantesi e lascio che siate voi a pensarlo). Dracula ed io è un libro che difficilmente avrei comprato spontaneamente. Non mi piace il fantasy, non mi piaceva la copertina, e devo dire nemmeno il titolo. Ma siccome sanno che sono fan di Morozzi (pensate se lo detestavo) me lo hanno regalato molto tempo fa, e i primi mesi del nuovo anno non servono in fondo a provare cose nuove?

L’era del Porco

La lettura comincia in una maniera che proprio non ti aspetti: una scena splatter. Ma non splatter alla Scream, bensì splatter alla Saw, alla Hostel, e allora tu dici, ok, sì, ti seguo, ti riconosco, lo so che sei tu, ti ritrovo tra le righe, quella scrittura così naturale che dà ai nervi, perché io non ce l’ho, e te lo dico sì, te lo dico, ti imito, ti copio, che tanto ognuno copia il suo, ci siamo capiti, no? Dici, va bene, sei sempre tu, ma questo libro non parla affatto a me, e già so che non sarà tra i miei preferiti.

Poi succede che entrano in scena i personaggi dell’Era del porco e io non ne sapevo niente. Sì, l’avevo letto in passato ma mi sono scordato tutto. È una caratteristica che ho allenato col tempo e fa molto comodo per gli spoiler. E voi direte ma che fan sei se non sai manco ‘ste cose elementari? Che vi devo dire, sono un fan particolare. Pensate che la mia prima fonte di idolatria è stata Kurt Cobain (prima forse Ornella Muti, e prima ancora L’incantevole Creamy). Ma io di Kurt Cobain non sapevo nulla, a parte che era morto. Però vi avrei potuto rifare i respiri incisi nelle canzoni uguale uguale.

Quindi dicevamo, i personaggi dell’Era del porco. Beh, da quel momento in poi è stato il mio romanzo preferito di sempre. Screenshottavo pagine e le mandavo a tutti i miei amici lettori, e c’è Lajos, e c’è l’Orrido e c’è la Betty, e gnocca ovunque. E se nella stessa frase ci sono gnocca e Lajos, lui diventa cretino e noi con lui.

Aveva alzato la testa. Mi aveva guardato lacrimante con un sorrisetto triste. «Grazie capo», aveva detto, «ne avevo bisogno». E mi aveva dato un bacio sulla guancia, ma quella parte di guancia che in pratica è già angolo della bocca.
Che se c’è una cosa che ho imparato dalla mia frequentazione delle donne, è che quando una ragazza ti bacia per sbaglio apposta quasi sull’angolo della bocca è perché sta mirando al bersaglio grosso, come dire.

L’era di Dracula

Sì, ma che c’entra Dracula? Il romanzo incrocia due storie: quella dell’ultima reincarnazione di Dracula ai giorni nostri, e quella dei nostri amati eroi. Il primo vaga tranquillamente per Bologna (e dove sennò?) e deve fare i conti col suo più antico e pericoloso nemico. Nemico che pur di farsi notare si esibisce in macabri omicidi, a partire da una delle persone più importanti per Dracula. I nostri invece sono impegnati a vivere la loro ordinaria vita. Lajos deve pubblicare il suo ultimo libro con la nuova editrice, la fatale e statuaria Maddalena. La Betty deve smettere di piangere l’ultima storia finita male. L’Orrido è nel bel mezzo del mese delle donne con il nome che non finiscono per A. Per quanto riguarda Lobo, beh per lui non c’è speranza.

Quante possibilità c’erano che Dracula e Lajos si incontrassero? Abbastanza, visto che abitano nello stesso palazzo. Già più difficile è che Dracula avesse un compito per Lajos. In cambio potrà ricevere un favore che gli fa poco onore, ma cosa ci fai con l’onore quando in cambio puoi avere Helter & Skelter?

Non sono un lettore veloce, ma mi bevo il romanzo come Dracula berrebbe il sangue dal collo di una vergine (ok, questa era ardita). Me lo ciuccio in tre o quattro sessioni da poco più di un’ora, e finisco la penultima sessione a pagina centonovantanove, gasatissimo. Quello che ho letto mi è piaciuto molto. E prima che mi scordo devo avvertivi che ci sono dei momenti davvero crudi. Ma horror horror, occhi cavati, per dire. E sono solo la punta dell’iceberg. Fa abbastanza strano passare da un registro all’altro, sicuramente viene più naturale all’autore che al lettore. Sappiate che se volete godervi la commedia, dovete passare sopra anche alle sevizie.

«Ho i miei trucchi. E so essere molto persuasivo.»

Il giorno dopo continuo la lettura e, almeno per me, finisce l’ipnosi.
Gianluca Morozzi è un autore troppo scafato, onnivoro, pò esse piuma e pò esse fero, troppo consapevole della sua scrittura per essere contenuto o controllato. Se vuole rovesciare un romanzo, beato lui, può farlo. Beato lui se può scrivere il finale che vuole invece di quello che vorrebbero i lettori. Di quello che immagino avrebbe voluto anche l’editore.

E allora posso dire che il finale sì, probabilmente è stato un po’ troppo frettoloso, ma i miei lamenti dovrebbero fermarsi qui. Altrimenti dovremmo cominciare a parlare dei patti scrittore/lettore. Della aspettative, degli indizi concessi, delle briciole seminate. E non so bene dove andremmo a parare, con discorsi del genere. Che se poi gli autori si mettessero davvero a fare quello che vogliono i consumatori, si finirebbe col fare i film delle Marvel.
Chiudo dicendo che quando adoro un romanzo, o più in generale uno scrittore, finisco sempre col dire che voglio essere lui, che voglio diventare un discepolo o essere adottato.
Stavolta no. Stavolta voglio essere proprio Lajos.

(E se mai l’autore dovesse capitare su queste pagine, arrivato a questo punto della recensione so che la cosa che gli avrà dato più fastidio è la frase sui film Marvel. La mia piccola, piccolissima, vendetta: visto che effetto che fa?)

“Dracula ed Io“ di Gianluca Morozzi, Tea, 2019. Malditesto.

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