Vi è mai capitato di riflettere sull’importanza della leggerezza e di quanto troppo spesso venga confusa con la superficialità? A me capita spesso, perché a mio avviso essere leggeri non vuol dire necessariamente dare poco valore a ciò che si vive, anzi. Significa saper dosare l’importanza che bisogna dare alle cose, agli eventi, alle persone, a determinati schemi e punti di riferimento, alle sovrastrutture sociali.
“«Prima di morire tuo padre ti ha mai parlato, o meglio, ti ha mai detto qualcosa di me?”. Siccome Norah mi ripeteva sempre che i bugiardi vanno all’inferno, mi feci coraggio e sputai il rospo: “Solo che eri una persona molto strana e che finire in mano tua era un castigo che non avrebbe augurato neppure a un cane ma che i derelitti non possono fare tanto gli schizzinosi e io altri parenti non ne avevo». Zia Mame prese fiato, con calma. Poi scandì: «Che bastardo»”.
Zia Mame è una donna eccentrica, caotica, sconclusionata, ma libera di autodeterminare la sua esistenza, schiava dei vizi, degli eccessi, ma non delle convenzioni che schiacciano e appiattiscono la vita sociale della New York degli anni ’20. A lei viene affidata l’educazione del piccolo Patrick, che si troverà a crescere in un ambiente decisamente alternativo, fortemente anticonformista, straordinariamente libero e ironico. Perché Zia Mame si rivelerà una tutor travolgente, spregiudicata, che consentirà a Patrick di imparare cosa significhi aprirsi totalmente alle novità, di provare senza paura ciò che non si conosce, senza avvitarsi sulle proprie idee, senza omologarsi ai modelli precostituiti.
Zia Mame, dunque, racconta la vita di questa coppia strampalata, zia e nipote, e lo fa con una comicità sopraffina, con una freschezza ravvivante. Un libro leggero e al contempo profondo, come profonda dovrebbe essere la consapevolezza della necessità di non vivere appesantiti, forse leggermente lungo nella parte centrale, ma scritto con uno stile fluido, dinamico, che rende la lettura decisamente molto piacevole e, soprattutto, divertente.
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