Libri in pillole

“W gli haters” di Riccardo Cotumaccio: recensione libro

Lanciati inizialmente sul mercato per favorire lo scambio comunicativo tra individui fisicamente lontani mediante la costruzione di reti virtuali, i social network hanno subìto negli ultimi anni una notevole evoluzione, che li ha portati a diventare uno strumento con diversi fini: ludico, aggregativo, informativo e così via.

C’è chi li utilizza come una sorta di curriculum dinamico attraverso il quale mostrare ed esibire la propria vita sociale, chi invece come fonte primaria di informazione, chi ancora per rimanere in contatto con amici e/o parenti lontani, etc. Al di là delle differenti possibilità d’uso che offrono, costituiscono per tutti una stessa risorsa, vale a dire uno spazio di dibattito aperto che produce contatti tra utenti di ogni estrazione sociale, con qualsiasi tipo di background formativo, di qualsiasi ideologia.

“[…] disinformazione e povertà lessicale fomentano il desiderio di emergere tramite un pensiero offensivo che crei protagonismo effimero, capace di attirare l’attenzione del politico in questione e ottenere like dalla platea”.

Ed è all’interno di questo variegato contesto virtuale che è andata delineandosi la figura dell’odiatore seriale web, ovvero di quell’utente che a causa di molteplici fattori (analfabetismo funzionale, carenze culturali, nervosismo causato da una condizione socio economica non ottimale, etc), non filtra le sue reazioni ma si lancia in invettive cariche di odio e volgarità, sfogando la sua rabbia contro il malcapitato del giorno o un bersaglio ben preciso. Per divergenze che possono essere ideologiche, culturali, o anche ricollegabili a banali questioni di simpatia/antipatia totalmente casuali.

Uno scambio comunicativo, dunque, che a volte sfocia nell’aggressività e che sembra prendere spunto dal progressivo imbarbarimento della modalità di comunicazione dei principali media nazionali, che spesso si cibano di odio puntando su argomenti di poco interesse ma sempre più divisivi, volti cioè a creare fazioni contrastanti per aumentare interazioni grazie ai cosiddetti flame.

“Il dialogo costruttivo non paga su Facebook né su Twitter, tanto vale metterselo in testa subito. Logico che i social media manager di tutto il mondo puntino su indignazione e colpi di scena”.

W gli haters di Riccardo Cotumaccio analizza esattamente questo fenomeno ma osservandolo da una prospettiva diversa. Lo speaker romano, infatti, prova a ribaltare la problematica ponendosi un quesito: è possibile sfruttare l’ignoranza e la rabbia degli haters a proprio favore?

“Sui social siamo tutti puritani e maestri di educazione, mostriamo solo il nostro meglio come se fossimo protagonisti di una continua e costante campagna elettorale tra il nostro ego e l’elettorato. Quando spunta qualcuno pronto a condannarci siamo presi in contropiede e cadiamo in un baratro di insicurezze e rimorsi, mettendo in dubbio ideologie e prese di posizione, convinzioni ed esperienze vissute. Cerchiamo di piacere a tutti perché il like porta visibilità e onore, dimostra spessore culturale e profonda arguzia. Eppure ci appiattiamo verso l’opinione comoda e condivisa, tecnicamente superficiale e poco utile ai fini del dibattito”.

La risposta è all’interno del libro, che si concentra sull’inciviltà dilagante sui social network proponendo alcuni interessanti casi studio e offrendo consigli su come gestire episodi di violenza verbale rigirandoli a proprio vantaggio mediante uno strumento infallibile: l’ironia.

“Godere degli insulti è la prima arma a disposizione per spiazzare gli haters e impedirgli di insinuarsi nelle proprie debolezze. L’insulto, se pronunciato da un anonimo o uno sconosciuto, vale zero: è matematica”.

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“W gli haters” di Riccardo Cotumaccio, edizioni Bibliotheka. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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