Ci sono dei libri che mi piace definire, forse in modo non appropriato, simpatici, definizione con cui essenzialmente intendo quella sensazione di buona predisposizione che mi accompagna nel momento in cui mi accingo a iniziarne la lettura. Libri che o per il titolo, o per la copertina, o per le sensazioni ispirate dalla combinazione di entrambe le cose, mi fanno pensare a una storia di quelle alla film di Bud Spencer e Therence Hill, con cui sono cresciuto e che, ancora oggi, riguardo sempre volentieri seppur per la centesima volta.
Ma non solo. Perché il protagonista di questo romanzo non è un brasiliano, bensì un ingegnere svizzero che ha deciso di rilevare una segheria in Amazzonia per avviare un’impresa ecologica e sostenibile. Ed è qui che iniziano le avventure di Meccanica di un addio: da una parte c’è la linearità svizzera di Kauffmann, abituato all’ordine e all’organizzazione di stampo europeo; dall’altra c’è un Paese che vive in modo più morbido, con un ordine altro, in una modalità che mal si concilia con la rigidità dei gringos. E il risultato non può che essere uno sbilenco tentativo di mediazione tra due poli opposti, che naturalmente non arrivano mai a toccarsi, ma che provano ad avvicinarsi restituendo anche momenti di confronto piuttosto divertenti.
“Il samba è la metafora perfetta del Brasile: ci si muove molto, con fatica ed entusiasmo, con gioia ed eleganza, con sforzo eroico e passione travolgente, per ritornare inesorabilmente al punto esatto da cui si era partiti. Avanzare, mai”.
Meccanica di un addio è una lettura molto piacevole, una sorta di thriller amazzonico costruito su equivoci culturali, progetti sconclusionati e quegli imprevisti che nascono in quei luoghi dove il confine tra il lecito e l’illecito è talmente sfumato da regalare situazioni paradossali ma allo stesso tempo autentiche. Carlo Calabrò, infatti, riesce a catturare l’essenza di un mondo caotico e affascinante, dove le scelte dei personaggi si intrecciano inesorabilmente con il contesto, dando vita, dunque, a una storia ricca di suspance, ironia e, perché no, anche di umanità.
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“Meccanica di un addio” di Carlo Calabrò, edizioni Marsilio. Libri in Pillole.