Libri in pillole

“Lunar Park” di Bret Easton Ellis: recensione libro

Era da tempo che volevo avvicinarmi a Lunar Park di Bret Easton Ellis, perché mi avevano particolarmente affascinato sia American Psycho, capolavoro assoluto, che Meno di Zero, il suo esordio letterario in età giovanile. Non sempre le aspettative trovano conferma durante la lettura, ma non questa volta, perché Lunar Park è una sorta di sintesi della letteratura e della vita di Easton Ellis e colpisce già dal primo capitolo, che introduce alla narrazione con un linguaggio diretto ed efficace. Lunar Park, infatti, si configura come un romanzo autobiografico, e ancora una volta la sensazione che rimane addosso dopo aver voltato l’ultima pagina è quella di aver concluso la lettura di un altro grande libro di questo autore.

“D’altra parte Jayne si ostina a non capire che le feste erano il mio ambiente di lavoro. Erano il mio mercato, il mio campo di battaglia, dove stringere amicizie, incontrare amanti, concludere affari. Le feste sembravano qualcosa di frivolo e casuale e privo di forma, ma in realtà erano eventi con trame intricate e coreografie di prim’ordine. Nel mondo in cui ero cresciuto, le feste erano la superficie su cui si svolgeva la vita quotidiana. Quando avevo tentato di spiegarlo seriamente a Jayne, lei mi aveva fissato come se fossi diventato all’improvviso un idiota”.

Perché dentro Lunar Park c’è di tutto: c’è la letteratura di Bret Easton Ellis, la sua vita privata, il racconto del suo successo estremo e delle peripezie familiari, i suoi eccessi e il suo rapporto con la droga. C’è l’irrisolta relazione con la figura paterna, che torna costantemente per assediare la quotidianità dell’autore con un’eredità oscura che non dà pace, ma che anzi travolge tingendo tutto di nero, scombinando costantemente ogni pensiero o azione del protagonista.

C’è la vita, dunque, dentro Lunar Park. Un libro di una densità incredibile, che richiede quasi una lettura lenta, per assorbire ogni singola parola scritta. Perché l’autore si mette a nudo senza grossi filtri, di cui non ha neanche lontanamente bisogno, in una continua sovrapposizione di livelli che spaziano dalla droga alle lezioni universitarie, dalla famiglia alle relazioni extraconiugali, dal difficile ruolo che richiede la paternità agli squilibri di chi non riesce a seguire un copione o delle norme comportamentali. Il tutto costruito con una penna che sa scendere in profondità, ricca, avvolgente, che fa percepire quella sofferenza necessaria attraverso la quale l’autore è dovuto passare per scrivere questo libro autobiografico che risulta quasi essere catartico per Bret Easton Ellis.

“In quel momento ero mio padre. In quel momento Robby era me. Rividi i miei lineamenti nei suoi: i capelli castano chiaro, la fronte alta e corrugata, le spesse labbra perennemente imbronciata in un’attesa pensierosa, gli sfuggenti occhi nocciola che nascondevano a malapena lo smarrimento”.

Incomprensioni, disequilibri, la figura paterna che lo ossessiona, mondi altri, presenze inspiegabili, il primo manoscritto di American Psycho, quel passato che torna prepotentemente senza possibilità di, apparente, salvezza: Bret Easton Ellis cuce insieme tutti questi elementi fino a formare un romanzo talmente ricco di contenuti che, ripeto, invita a una lettura slow, utile per assaporare ogni momento, ogni parola, ogni evento che si sussegue nella narrazione. E sì, confermo, la sensazione è esattamente quella di aver finito di leggere un altro capolavoro di Ellis

“Lunar Park” di Bret Easton Ellis, edizioni Einaudi. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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