Libri in pillole

“Il mare delle illusioni” di Sebastiano Martini: recensione libro

Sono solito fare parecchia attenzione ad alcuni dettagli dei libri che leggo, una sorta di abitudine che ho sviluppato col passare del tempo. Uno degli aspetti su cui mi concentro immediatamente è la composizione del mosaico di parole costruito nella primissima pagina, perché l’incipit di un libro determina spesso la mia intera lettura: mi informa sul viaggio che sto per intraprendere introducendomi nella storia, ma mi comunica soprattutto le intenzioni stilistiche dell’autore. La percepisco, insomma, come una sorta di dichiarazione di intenti che, personalmente, assorbo e ritengo fino alla conclusione del libro.

Non appena ho cominciato a leggere Il mare delle illusioni di Sebastiano Martini ho provato fin da subito una sensazione di serenità: testa sgombra, membra leggere e quel pizzico di elettricità dovuta alla curiosità di procedere nella lettura per immedesimarmi nella storia, ammaliato da uno stile che ci ha messo molto poco a conquistarmi. Perché la penna di Sebastiano Martini è leggera, fluida, elegante, mai algida, mai distaccata, e con assoluta naturalezza mi ha catapultato a Viareggio presentandomi Gregorio, il protagonista del romanzo.

Gregorio è un uomo di mezza età dal carattere mansueto, dal temperamento pacato: è questa la sensazione che infonde non appena compare nella narrazione. Ma lo accompagna anche un velo di mistero, dovuto alla scelta di andare a vivere in un hotel fronte mare in totale solitudine. Le sue interazioni si limitano a scambi di battute fugaci con camerieri e receptionist e con il proprietario dell’attività, con il quale una volta a settimana si misura in una partita a backgammon. Una sorta di esilio volontario, insomma, consumato all’interno di un luogo elegante ma impersonale come sono soliti essere gli hotel, dove tutto scorre incessantemente senza sosta, senza pause, dove le luci non si spengono mai, dove la vita è in continuo movimento.

“Gli alberghi, quelli veri Grego’, non chiudono mai. Non ci sono domeniche e festivi, nessuna serranda da abbassare. L’hotel è sempre aperto, ventiquattrore su ventiquattro, come un ospedale, come i negozi di liquori a Manhattan o quel ristorante in cima alla Torre Eiffel. Apre e chiude una volta sola l’albergo e non si ferma mai. Non si spengono le luci nemmeno di notte e c’è sempre vita. Per questo mi piacciono. Non bisogna mai fermarsi Grego’, sennò è finita”.

Ed è questo continuo movimento a dominare Il mare delle illusioni di Sebastiano Martini, movimento di pensieri, di ragionamenti, di riflessioni, necessario quando si verifica una frattura esistenziale che richiede di essere sanata, quando c’è bisogno di trovare risposte a quegli interrogativi che si configurano come cortocircuiti da riparare per riprendere il cammino di vita sulla strada maestra. Ma prima di ripartire bisogna saper attendere, sedersi, recuperare forze ed energie e saper apprezzare anche l’importanza dell’attesa, intesa come strumento di comprensione, di soluzione, di ripristino di una condizione favorevole per tornare ad avere il vento che soffi dalla propria parte.

Non vi svelerò ulteriormente la trama di questo romanzo, perché a mio avviso va degustato lentamente, senza troppe anticipazioni, per godersi appieno l’abilità stilistica e narrativa con il quale è stato sapientemente costruito, grazie a una gestione attenta e misurata di ogni singola parola e all’equilibrio di una narrazione che ho trovato senza fronzoli, senza superflui sbrilluccichi ma particolarmente incisiva ed efficace.

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“Il mare delle illusioni” di Sebastiano Martini, edizioni Arkadia. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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