Libri in pillole

“Fame d’aria” di Daniele Mencarelli: recensione libro

Si parla molto spesso di empatia, di quella capacità, cioè, di immedesimarsi in una realtà che non ci appartiene. È l’abilità che ci permette di “metterci nei panni” degli altri, di capirli, forse di comprenderli, di provare a sentire sulla nostra pelle le loro emozioni, sensazioni, cercando di intercettare anche i loro pensieri.

Una pratica decisamente proficua, che può essere quasi definita come un atto di mediazione tra il nostro mondo e quello altrui, che serve per osservare da prospettive diverse una determinata situazione, un determinato problema, con il fine di ampliare la nostra visione e, essenzialmente, averne più coscienza.

Ci sono casi, però, in cui essere empatici è quasi impossibile. Situazioni in cui neanche lontanamente possiamo immaginare di sostituirci all’altro, la cui esistenza è caratterizzata da eventi o esperienze troppo diverse dalle nostre. Impossibilità che ci ricorda che alla fine l’empatia presuppone un concetto di realtà immaginaria, di verosimiglianza: perché immedesimarsi non vuol dire vivere, immaginare di non significa essere, supporre non vuol dire effettivamente stare.

Ed ecco che torna prepotentemente un atto che, soprattutto in questi casi, assume una valenza superiore all’empatia: il silenzio. Necessario quando non c’è niente da dire, determinante quando si ha la percezione che le parole non possano apportare alcun tipo di valore aggiunto.

“I genitori dei figli sani non sanno niente, non sanno che la normalità è una lotteria, e la malattia di un figlio, tanto più se hai un solo reddito, diventa una maledizione”.

Mencarelli torna in libreria con Fame d’aria, e propone un libro duro, che racconta una storia familiare fatta di dolore, sofferenza, rabbia, al cui centro c’è Pietro, padre condannato a vivere “una vita senza bellezza”, logorato dall’impellente e improcrastinabile necessità di accudire suo figlio Jacopo, affetto da una forma di autismo a “basso funzionamento, bassissimo”. Ed è un dolore, quello di Pietro, non condivisibile, che ha bisogno di silenzio, di riservatezza: deve rimanere nascosto, non può emergere in pubblico, per preservare suo figlio, ma anche sé stesso. Evitare la curiosità altrui, schivare sguardi intrisi di pietismo non richiesto è un altro fardello che deve portare su di sé Pietro, già appesantito da un’esistenza critica, che erode cuore, testa, nervi, e consuma la carne.

“Il figlio malato te lo manda il destino, e io non so dove andarlo a cercare per mettergli le mani addosso, ma non è solo quello che ti consuma, ci sono tanti, tanti maiali. Gente che dovrebbe aiutarti. Ma chi ti aiuta? Nessuno. Te l’ho detto. Maiali”.

Fame d’aria è un libro che affronta una tematica importante, quella di un padre che non può permettersi attimi di sconforto, che deve resistere alle umane recriminazioni di chi vorrebbe una vita migliore per suo figlio, ma che capisce che anche nella rassegnazione può esserci uno spiraglio di vita.

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“Fame d’aria” di Daniele Mencarelli, edizioni Mondadori. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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