Libri in pillole

“Artico nero” di Matteo Meschiari: recensione libro

Artico nero è un libro molto interessante ma non di facile lettura. Un testo dal quale, senza avere una conoscenza di base sull’argomento, si riesce ad assorbire probabilmente soltanto una parte di quanto scritto dall’autore, docente di antropologia, il cui intento è quello di “abbaiare contro lo stupro dell’Artico e spiegare il colonialismo e i suoi trucchi”.

“Raccoglievano le nostre ossa. Le collezionavano. Hai capito bene. Le mettevano nei musei. Ma prima ci piegarono con l’acquavite. Ci vendevano l’acquavite e poi dicevano: guardali quanto bevono, sono deboli, sono inferiori”.

Lo stupro dei popoli del Nord

matteo meschiari artico neroNei sette capitoli del libro, dunque, si parla di quelle etnie che abitano le terre dei ghiacci e del loro stupro sociale e culturale perpetrato dai colonizzatori, con il fine di civilizzare quei popoli ritenuti primitivi. Ma non solo: dietro alle decisioni dei governi “civilizzati” ci sono anche scelte strategiche di geopolitica, test sociali e culturali, e ovviamente interessi politici ed economici. Tutto a discapito e sulla pelle dei popoli più deboli, quelli costretti a sentirsi stranieri nella propria terra. Protagonisti di Artico nero sono quindi quei popoli le cui tracce sulla neve sono state via via cancellate: i Sami e gli Inuit, indigeni rispettivamente della Lapponia e dell’Artico, o gli abitanti del villaggio di Inukjuak, in Québeq, di cui intere famiglie furono deportate e strappate dalle proprie terre dal governo canadese per condurre un esperimento sociale.

“Cinquant’anni fa gli Ahiarmiut, con il loro stile di vita ancora saldamente ancorato all’economia del caribù, erano considerati primitivi dei primitivi. Proprio come i Sami in Svezia e Norvegia, questi fossili artici non potevano combaciare con la retorica di uno stato moderno bianco, fondato sull’atomo e il capitale. Bisognava cambiarli. Bisognava farli entrare nel XX secolo”.

Artico nero non è un testo che si limita a un racconto romanzato dei casi analizzati ma, soprattutto nella prima parte, è un’opera che tende di più al saggio. E, in alcuni casi, è un vero e proprio tuffo in una piscina di antropologia. Dove non è sempre facile nuotare senza avere i rudimenti della disciplina: un lettore non dotato degli strumenti necessari, tuttavia, seppur senza riuscire a entrare completamente nelle storie narrate, può limitarsi a seguire l’interessante e durissimo racconto di come sia stato perpetrato negli anni lo stupro di quelle terre situate all’estremo Nord del pianeta.

“Artico nero” di Matteo Meschiari, edizioni ExOrma. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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