“Non dimenticare i fiori” di Kawamura Genki: recensione libro
“Tutti dimentichiamo qualcosa, ma non c’è nulla di male” citazione da -Non dimenticare i fiori-
Citazioni che più ho apprezzato del libro:
-“Quando ci si innamora sfuma via tutto, non esiste più alcun impegno o alcuna premura. Si pensa sempre e solo a quella persona. Quando ci si innamora di qualcuno, si impazzisce.”
-“La vita è così, si viene letteralmente sbalzati fuori, allo sbaraglio.”
-“A quel tempo non capiva perché la madre piangesse, ma adesso che toccava a lui cercare lei si ricordò di una cosa: da piccolo si perdeva di proposito. Voleva che la madre lo cercasse.”
-“Forse gli esseri umani portano con sé bagagli proporzionati ai loro ricordi. Andando incontro alla morte, il necessario si riduce poco alla volta.”
-“Forse, senza annotarle, avrò dimenticato molte cose importanti, ma allo stesso modo mi dico che quando si dimentica una cosa, forse, è perché per noi quel ricordo rappresentava poco o niente. O sbaglio?.”
-“Ci eravamo incontrati, eravamo come due emisferi che, nei momenti in cui eravamo insieme, tornavano a essere la sfera completa che entrambi stavamo cercando […] Qualsiasi cosa ci fosse mai accaduta, sarei stata felice di essere al suo fianco.”
-“Forse perdere qualcosa significa crescere.”
Trama di “Non dimenticare i fiori”
Quando la moglie gli annuncia di aspettare un bambino, Izumi non potrebbe essere più felice. Ma è anche un po’ preoccupato: sarà un buon padre? E, in fondo, cos’è un buon padre? Lui, il suo, non l’ha mai conosciuto. Izumi è cresciuto solo con la madre Yuriko, un’insegnante di musica, in un rapporto tanto stretto quanto sfuggente anche per loro. E proprio la madre è la fonte delle sue ansie maggiori: negli stessi giorni in cui scopre che diventerà padre, Izumi scopre anche che, in un certo senso, smetterà di essere figlio. La madre Yuriko, infatti, mostra i primi segni dell’Alzheimer: dimentica le cose o dove si trova, inizia a uscire di casa perdendosi per il quartiere, e una volta sembra addirittura scordare di avere un figlio. Izumi sa che sua madre è malata, ma quell’episodio riapre una vecchia ferita: Izumi non può in nessun modo cancellare quanto accaduto tra il 1994 e il 1995, quando lui era un bambino e Yuriko se ne andò di casa all’improvviso. Ma cosa successe alla madre in quei mesi di assenza? E perché si allontanò?
“Non dimenticare i fiori” di Kawamura Genki: recensione libro
La recensione del libro “Non dimenticare i fiori” sarà per me estremamente personale questo perché il romanzo va a toccare con una grazia e una delicatezza unica una malattia ormai sempre più comune e che io personalmente definisco estremamente cattiva: l’Alzheimer.
L’autore ci accompagna con calma fino all’apice della malattia che vede in questo caso Yuriko come vittima. È meraviglioso il modo in cui cerca di far comprendere al lettore come le persone colpite da questo male tendano con il tempo a ringiovanire mentalmente. Difatti non si tratta semplicemente di dimenticare, quanto di credere fervidamente di ritrovarsi anima e corpo nel passato, nell’infanzia, descrivendo uno dei primi stadi della malattia come un eterno scusarsi per tutto da parte dei malati, e questo proprio perché il loro lato infantile inizia man mano a prendere il sopravvento. Ho apprezzato molto le descrizioni anche piuttosto cliniche offerte dall’autore, che cerca quanto più possibile di renderci normali gli atteggiamenti dei pazienti in modo da poter risultare più tolleranti, comprensivi e gentili nei loro confronti.
Ciò che mi ha emozionata particolarmente è stato l’utilizzo di alcune metafore utilizzate nel corso del romanzo, naturalmente non posso dirvi molto perché altrimenti non trovereste il piacere di leggerlo, ma ad esempio, quanto può essere poetico e straziante al tempo stesso paragonare l’Alzheimer ad un “ladro di ricordi“?
Ed è proprio “un ladro di ricordi” che mi ha portata via mia nonna prima che lei andasse via per davvero, ed è proprio questo il motivo per cui vi ho detto che questa recensione sarebbe stata incredibilmente personale. Ho sentito questo romanzo particolarmente mio, perché in prima persona ho avuto a che fare con una Yuriko alle prese con la sua memoria sempre più assente. Il declino di mia nonna, esattamente come quello della protagonista, ha avuto differenti velocità e nonostante in certi casi sembrasse rallentare non ha affatto risparmiato a quella donna un destino doloroso e crudele. Non si tratta di perdere la memoria e basta, quella infatti è solo una prima parte e per fortuna nel romanzo ciò non viene descritto perché sarebbe risultato straziante; si tratta di perdere la memoria in primis è vero, i propri ricordi vanno via, ma dopo di questa viene meno anche quella che è la memoria muscolare e così le mani, le gambe, la bocca smettono di rispondere ai segnali del cervello.
Non sono un medico, non so se clinicamente ciò che sto dicendo sia giusto, ma questo è esattamente ciò che ho visto io. La malattia mi ha portato via mia nonna con una calma inesorabile e crudele fino a renderla muta, cieca e probabilmente sorda. E quante volte i suoi figli e i suoi nipoti si sono chiesti se agivano o meno nel modo giusto, se lei riusciva a capire chi fossero, se li sentisse, se avrebbe voluto parlargli, abbracciarli, se fosse arrivata a dimenticare perfino la loro esistenza.
Ma oltre la mia esperienza personale consiglio con tutto il cuore questo libro perché in modo velato e dolce ci fa capire qual è l’importanza dei ricordi, l’importanza di potersi affidare a qualcuno, di quanto un ricordo può essere potente e significativo per la nostra vita. Immergetevi in un Giappone antico e moderno al tempo stesso, assaporate ogni meticolosa descrizione offerta dall’autore, ripercorrete strade, ricordi, affetti e sapori anche se non vi appartengono.
Leggete la vita di Yuriko come se la conosceste e accompagnatela in questo percorso, mettetevi nei panni di Izumi che come figlio avrà mille dubbi, paure, sensi di colpa, piangete con lui quando si renderà conto di aver dimenticato qualcosa che aveva sempre avuto davanti agli occhi e che avrebbe dato felicità alla madre. Ma soprattutto, rivalutate l’importanza dei vostri genitori nel caso vi sia sfuggita di mente, e poi rivalutate la vostra, rendetevi conto che la vostra presenza può cambiare molte cose e infine, per l’appunto, siate presenti, anche semplicemente con una telefonata in più del solito senza dimenticare che la vita non è eterna.
E ricordate sempre che :
Tutti dimentichiamo qualcosa, ma non c’è nulla di male”.
Spero che dove si trova ora mia nonna ricordi tutto, che la sua voce abbia riacquistato un suono, che le sue gambe siano tornate forti e le sue mani morbide.
A te, nonna.
Biografia dell’autore
Kawamura Genki nasce a Yokohama nel 1979. Dopo una laurea presso la Facoltà di lettere dela Jochi Daigaku, collabora alla produzione di film di successo tra cui Train man e Your name. Nel 2011 si aggiudica il Premio Kunamoto per giovani produttori cinematografici. Nel 2012 esce il suo primo romanzo destinato a diventare un successo globale Se i gatti scomparissero dal mondo.
Playlist del libro
Tutte le tracce musicali citate nel romanzo:
- Traumerei- Schumann: https://www.youtube.com/watch?v=_RmuTuVWXy4
- Suite n°1- Bach: https://www.youtube.com/watch?v=coPBh0hBzEQ
- Minute Waltz op.64 n°1- Chopin: https://www.youtube.com/watch?v=ToeH-sSM_Ik
- Turkish march (rondò alla turca)- Mozart: https://www.youtube.com/watch?v=rDbYC_8xt4U
- Sinfonia n°9- Dvorak: https://www.youtube.com/watch?v=8eSQe9i3_eg
- Valzer n°7- Chopin: https://www.youtube.com/watch?v=-VEY3MeTO0s
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“Non dimenticare i fiori” di Kawamura Genki, edizioni Einaudi. La Biblioteca di Laris.
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